Adriano e il fascino dell'Egitto

Adriano fu uomo di finissima cultura. Conosciuto dai posteri come letterato, viaggiatore, ellenista, imperatore illuminato (attestato dall'appellativo "Olimpio"- lo stesso epiteto di Giove- che egli assunse ufficialmente nel 129) fu "fin troppo appassionato di letteratura e poesia, esperto di aritmetica, geometria e pittura" se si deve credere a ciò ha scritto di lui il cronachista latino Elio Sparziano in "Historia Augusta".
Quando Adriano - nel 134 d.C. avanzato- tornò nella sua splendida dimora di Villa Adriana, era in preda a forti sentimenti. Era angosciato per aver tragicamente perso il suo giovane amante Antinoo, annegato vicino a Besa, in Egitto, ed era letteralmente affascinato da questa Provincia verso cui nutriva una profonda ammirazione. Era attratto in particolar modo dal culto di Iside in primis e dai culti misterici in generale, molto seguiti in Egitto e in Oriente.
Detti culti misterici fecero sempre più proseliti fra le popolazioni di tutto l'Impero romano, approdando anche a Rom a e contribuendo a determinare la crisi del paganesimo nel III secolo. La loro diffusione si può spiegare con il fascino misterioso che li circondava: il rito di iniziazione per gli adepti seguiti poi dalla conoscenza per gradi, ma mai totale, della religione misterica. Così nella sua Villa imperiale Adriano non solo fece edificare i monumenti che più l'avevano colpito viaggiando in Grecia ma anche tutti i luoghi egizi più impressi nella sua memoria.


Ingrandisce foto Sfinge

Le recenti ricerche archeologiche attestano come l'interesse adrianeo per l'Egitto non si manifesta in maniera episodica, ma segue una linea logica finalizzata alla progettazione di tutta la residenza imperiale. Per molto tempo il Canopo fu ritenuto luogo per eccellenza deputato alla rappresentazione dell'Egitto; oggi invece è letto in modo diverso. Simboleggia, col suo lungo canale, lo scorrere il Nilo e ci consegna un modello del "Santuario di Serapide" ad Alessandria. Per molto tempo erroneamente si è creduto che fosse da ricercare qui la tomba di Antinoo. Oggi gli studiosi, osservando meglio la decorazione scultorea del Canopo, sono giunti alla conclusione che gli elementi egizi qui ritrovati - dal coccodrillo agli animali esotici - rimandano a una caratteristica frequentemente riscontrabile nell'arredo delle ville estive romane di otium che vedevano la collocazione del triclinio estivo in un paesaggio imitante quello nilotico.

Si è così giunti alla conclusione che il coccodrillo-fontana, adagiato ai bordi del predetto canale e realizzato in marmo cipollino, ricco di venature per imitare la pelle coriacea dell'animale, risulta essere opera in cui più culture convergono, pur essendo chiaramente un modello ellenistico di ambiente alessandrino. Ma a Villa Adriana sono stati ritrovati anche opere certamente legate al modello egizio: statue, altari, vasi, immagini di Iside, di Antinoo-Osiride, di sacerdoti egizi, di sacrificanti, pseudo geroglifici, aegyptiaca in genere. Molte di tali opere sono conservate ai Musei Capitolini o in quelli Vaticani. Un monumento che certamente è legato al modello egizio è la c.d. Palestra, riportata alla luce recentemente. Qui si è rinvenuta una sfinge di grandezza naturale, acefala e priva di zampe inferiori; è di epoca adrianea, egittizzante nello stile.
Come si è giunti a tale conclusione? Col fatto che è in marmo bianco.
In Egitto esso era molto raro per cui si preferiva utilizzare le pietre locali che con i loro colori - dal rosso, al verde, al nero - si adattavano a meglio interpretare le locali credenze mitologiche e religiose. Molti manufatti in marmo (soprattutto in lunense) di epoca imperiale furono fatti in Italia per essere collocati in luoghi di culto egizio o isiaco accanto a opere originali, prelevate ad hoc dall'Egitto, per inserirle quindi in una nuova collocazione in qualche parte dell'Impero Romano.


Ingrandisce foto Serapeo

Il collocamento della sfinge, trovata al lato della scalinata, fa ipotizzare che ce ne fosse in origine un'altra simmetrica al lato opposto. Occorre tener presente infatti che in Egitto l'ingresso del tempio era segnato da coppie di leoni o di sfingi. Tale usanza era stata fatta propria dal mondo greco-romano, così come è attestato da Plutarco: "...davanti ai templi i sacerdoti collocano le sfingi, a significare cioè che la loro teologia è intessuta di sapienza enigmatica "(De Iside et Osiride 9; trad. di M. Cavalli). L'area della c.d.Palestra, riportata alla luce, è caratterizzata quindi da elementi che richiamano il mondo egizio; forse il luogo era utilizzato per il culto isiaco o comunque per le divinità dell'Egitto-greco-romano.

Ma è nei ritrovamenti dell'Antinoeion, il luogo-ricordo del defunto Antinoo, giovane amante di Adriano, che ritroviamo un complesso chiaramente molto legato al modello egizio. Nel 2002 è quindi stata trovata la tomba di Antinoo( tra il Pecile e il Grande Vestibolo) situata lungo la strada basolata che conduceva alla grande scalinata di accesso alla Villa. Per molto tempo la sola ed unica testimonianza che la tomba di Antinoo. esisteva, prima della scoperta dell'Antinoeion, era l'obelisco attualmente al Pincio. Al di là della struttura del monumento egittizzante (lasciato incompleto per la sopraggiunta morte di Adriano nel 138) costituito da un ampio recinto rettangolare, con ingresso sulla strada, e due templi racchiusi all'interno, è il suo giardino a essere l'elemento più chiaramente ispirato all'Egitto essendovi piantati alberi e siepi e presente anche l' acqua simbolicamente assimilata nei riti funebri a quella del Nilo.
L'ispirazione egizia del complesso è sottolineata anche dal ritrovamento di frammenti di statue in marmo nero raffiguranti divinità egizie (tra cui il pilastro dorsale di una statua originale del faraone Ramses II, accompagnato da una scritta in geroglifico). Per lo più si tratta di sculture realizzate da maestranze romane del tempo di Adriano, che riproducevano, imitandole alla perfezione, opere egizie dell'epoca faraonica.
Tuttavia occorre sottolineare che sono stati rinvenuti anche originali importati dall'Egitto.

In particolare ce n'è uno con iscrizione in caratteri geroglifici che ne attesta la databilità all'epoca faraonica mentre molto importanti, per capire il rapporto di Adriano con l'Egitto, sono le raffigurazioni in stile egizio-alessandrino (ispirate al culto religioso dell'età tolemaica) che ornavano le pareti interne della cella. Tale quantità di frammenti statuari rinvenuti, simili a quelli riportati alla luce in seguito agli scavi settecenteschi compiuti dai Gesuiti e dal Michilli (allora proprietari di terreni in questa zona della Villa) hanno indotto alcuni a ipotizzare che le numerose statue egizie, tra cui l'Iside e l'Antinoo-Osiride (custodito attualmente ai Musei Vaticani), per molto tempo credute provenienti dal Canopo, siano state in realtà trovate nel neo scoperto Antinoeion. Gli studiosi inoltre ipotizzano l'intervento, su richiesta di Adriano, di un importante sacerdote egizio, che avrebbe suggerito non solo i testi da iscrivere sulle facciate del citato obelisco, dedicato ad Osirantinoo, ma anche i termini del suo culto e le decorazioni dell'Antinoeion.
Proprio per sottolineare il fascino che l'Egitto esercitò su Adriano dall'11 aprile al 15 ottobre 2006 è stata allestita la mostra "Adriano e l'Egitto-Suggestioni egizie" presso l'Antiquarium del Canopo di Villa Adriana.

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