La festa dell'Inchinata

Anche a Subiaco, come nella vicina Tivoli in passato sua acerrima rivale (noti i continui contrasti tra la diocesi tiburtina e l'abazia sublacense che sfociarono nello scontro armato nei pressi di Campo d'Arco nel 1358) la sera del 14 agosto si ripete ogni anno puntualmente il rito dell'Inchinata.
Le origini di questa cerimonia (la processione del Salvatore alla vigilia dell'Assunta) risalgono all'alto medioevo; costituiva una delle più importanti teoforie (trasporto dell'immagine di Dio) che imitavano i pomposi cortei pagani degli antichi Romani. A differenza di Subiaco, a Tivoli la cerimonia dell'Inchinata si ripete anche la mattina del 15 agosto.
C'è tuttavia anche un'altra differenza tra l'Inchinata sublacense e quella tiburtina: a Subiaco si hanno due distinte processioni recanti una le immagini della Vergine Assunta e l'altra quella del SS. Salvatore; a Tivoli invece la processione è una sola, relativa all'icona del Salvatore, che dal Duomo raggiunge Piazza Trento antistante la chiesa di Santa Maria Maggiore da cui esce, per pochi minuti, l'icona della Madonna delle Grazie.

La rocca abbaziale di Subiaco
Ingrandisce foto Rocca dei Borgia

A Subiaco invece, come detto, le processioni sono due. Quella che accompagna la Vergine ha come punto di ritrovo e partenza la chiesa di Santa Maria della Valle; l'altra che trasporta il Salvatore inizia invece dalla cattedrale sublacense di Sant'Andrea. I due cortei quindi percorrono itinerari diversi per poi incontrarsi ed effettuare l'inchino reciproco delle due sacre icone, trasportate su antiche macchine processionali, portate a spalla da uomini devoti.

Bella e antica l'icona della Madonna Assunta in cielo, raffigurata in un dipinto del XIV secolo. La festa viene organizzata nei minimi dettagli dalle confraternite a cui spetta anche la responsabilità e l'onore di guidare l'avanzare delle immagini nel corso dei vari momenti della festa che culmina in Piazza Santa Maria della Valle.
Qui infatti giungono, dopo aver attraversato la città separatamente, le due macchine processionali, che, sostenute ognuna sulla spalle di dodici uomini (il numero degli apostoli), ponendosi una di rimpetto all'altra, si"inchinano" per tre volte. Il momento è sottolineato contemporaneamente dal grido ripetuto dei fedeli ("misericordia"), dallo scampanio festoso delle campane e dal rimbombo dei petardi accesi sui bastioni della Rocca dei Borgia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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