La storia: dalle origini ai giorni nostri

Le città scomparse del Lazio arcaico, ovvero centri urbani esistenti nell'antico Latium prima della progressiva conquista da parte di Roma, secondo le fonti antiche sarebbero state una cinquantina, che si sarebbero sviluppate nel Latium vetus e nel Latium adiectum durante l'età del bronzo. Furono per lo più distrutte o ridotte ai minimi termini nel corso della prima grande espansione territoriale di Roma del periodo regio. Solo a partire dalla fine del V sec. a. C., le città conquistate furono non più distrutte, ma annesse politicamente; erano città generalmente più lontane da Roma e divennero municipia, sia di diritto romano (optimo iure) che di diritto latino (latini nominis), restando talvolta città importanti fino alla piena età storica, e alcune anche oltre, fino a oggi.Tra queste ricordiamo Anxur (Terracina), Tibur (Tivoli), Cora (Cori), Capena (nell'attuale comune di Capena), Nomentum (nell'attuale comune di Mentana, Praeneste (Palestrina), Lanuvium (Lanuvio), Velitrae (Velletri), Gabii, Ardea, Aricia (Ariccia), Tusculum (vicino Frascati), Lavinium (Pratica di Mare, frazione di Pomezia), di cui però rimase attiva e frequentata ancora in età imperiale solo l'area sacra.
Ben più numerose quelle che scomparvero in epoche più o meno arcaiche: si tratta in genere delle più vicine a Roma, che furono conquistate per prime e distrutte, e di esse spesso conosciamo addirittura solamente i nomi, tramandati dalle fonti antiche. L'elenco più ampio di città scomparse del Lazio arcaico che ci sia stato tramandato è quello fornito da Plinio il Vecchio, il quale cita "53 populi" di cui alla sua epoca (I sec. d.C.) non rimaneva traccia.

Centro storico
Ingrandisce foto Centro storico

Tra esse troviamo Sant'Angelo Romano che i Romani chiamavano Medullia come già attestato nel 1174 a. C. Si ipotizza che Medullum o Medulia si sarebbe trovata presso l'attuale paese di Sant'Angelo Romano, sulla riva destra del fiume Aniene. Si tratta comunque tuttavia di teorie prive di grande fondamento. Chiaramente Medullia fu ben presto conquistata dai Romani che, sulla cima del Monte Patulo, edificarono un'antica fortezza utilizzata probabilmente anche come prigione.
Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente 476 d. C., qui si rifugiarono gli abitanti delle ville romane vicine nel tentativo di sfuggire alle scorrerie dei barbari.

Col passare del tempo l'antica fortezza lasciò il posto ad una rocca già nel XI secolo circondata di cinta muraria. Nel XIII sec. fu feudo dei Capocci e poi degli Orsini che tramutarono la rocca in un castello fortificato.
Nel Rinascimento, precisamente nel 1594, il feudo passò ai Cesi che lo portarono al massimo splendore. Fu papa Paolo V, al secolo Camillo Borghese, nel 1612 a tramutarlo in Principato mettendovi a capo Federico Cesi (1585- 1630).
Costui, che apparteneva ad una nobile famiglia umbro-romana che aveva annoverato tra i propri membri cinque cardinali, era fin da giovanissimo interessato a rinnovare la cultura tradizionale il che lo portò a fondare e sostenere l'Accademia dei Lincei, che istituì nel 1603 con sede a Roma, con il medico e naturalista olandese Johannes van Heeck, con il matematico Francesco Stelluti, e con l'erudito Anastasio De Filiis. Fu lui nel 1609 ad aumentare il numero dei membri dell'Accademia nominando eminenti personalità straniere ed italiane tra cui Galileo Galilei con cui strinse rapporti particolarmente affettuosi, sostenendolo nel suo scontro con la Chiesa per via delle sue teorie.

Torre dell'Orologio
Ingrandisce foto Torre dell'Orologio

Ottimo conoscitore della botanica e della natura, il Cesi progettò anche un' enciclopedia botanica, le Tabulae Phytosophicae e con gli altri Lincei anticipò di decenni la metodologia scientifica comparativa della moderna morfologia vegetale. Teatro delle campagne botaniche di Cesi e dei primi Lincei furono i Monti Lucretili, infeudati alla famiglia Cesi insieme all'abitato di S.Polo dei Cavalieri), e in particolare il Pratone di Monte Gennaro, conseguentemente ribattezzato "Anfiteatro Linceo".

Tornando alla storia di Sant'Angelo dobbiamo ricordare che nel 1678 il castello con tutto il feudo venne ceduto, sempre come principato, ai Borghese, un'antica nobile famiglia italiana originaria di Siena, che ebbe per molti secoli una grande importanza nella storia politica e religiosa di Roma e dell'Italia in generale.
Nel 1886 il paese assunse il nome attuale di Sant'Angelo Romano abolendo il precedente Sant'Angelo in Capoccia (datogli in precedenza in onore dei Capocci, la famiglia che aveva preso possesso del castello) con r.d. n° 3150 del 28 maggio 1885.
Nel 1989 il Comune acquistò il castello e nel 1993 iniziarono i restauri e le ristrutturazioni per l'apertura al pubblico.

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