Le insulae e i quartieri popolari

L'insula era una tipo di costruzione edilizia che rappresentava, in buona sostanza, il condominio dell'antica Roma tardo-repubblicana e, poi, imperiale dove vivevano un gran numero di persone. L'edificio infatti era piuttosto grande e si sviluppava in verticale con una forma squadrata e le finestre regolari che arrivavano fino alla cima.
Il pianterreno era occupato dalla tabernae (negozi) che si aprivano sul fronte stradale; i gestori di essi, per non pagare un altro affitto, li soppalcavano e vivevano qui con la loro famiglia.
Gli appartamenti situati ai primi piani erano occupati da famiglie plebee piuttosto facoltose che si potevano permettere di pagare un canone alto; man mano che si arrivava ai piani ultimi gli affitti diminuivano per cui erano alla portata di miseri plebei che spesso coabitavano nello stesso appartamento con le proprie ed altrui famiglie non potendo pagare neppure una cifra pur bassa di canone.


Ingrandisce foto Insulae

Il quartiere più "popolare" era la Suburra, in cui i postriboli erano numerosi come pure i rumori incessanti. Tale rione era situato tra l'Esquilino ed il Viminale; i suoi abitanti erano macellai, pescivendoli, boari, ortolani, operai, impiegatucci e donnine allegre. Era un mondo poliedrico e vivo che affollava le viuzze per giungere sul posto di lavoro: il Macellum (il mercato della carne), il Forum Piscatorium (il mercato dei pesci), l'Holitorium (il mercato delle erbe), l'Emporium.

Abbastanza popolari erano anche i quartieri come il Clivus Victoriae (il Colle della Vittoria) sul Palatino e la Nova Via. Le strade poi erano ingombrate dai banchi di tutti i tipi di commercianti: i fiorai, i profumieri, i fabbri ecc. mentre in un angolo un po' più appartato della via (se di appartato si poteva parlare) i tonsores (barbieri) esercitavano il loro mestiere. Ovunque regnavano il caos, i rumori più vari, gli stramazzi delle voci concitate degli acquirenti che contrattavano con i venditori.
Numerosissime erano le osterie visto che i Romani tracannavano il vino per ogni occasione e non solo a cena con la scusa di farlo in omaggio ad un amico o per la donna amata (in questo caso bevevano tante coppe di vino quante erano le lettere componenti il nome di lei).
C'erano tuttavia già da allora vie caratterizzate da botteghe specializzate nella vendita dello stesso tipo di merce: ad esempio la strada dei profumieri o quella dei giollieri o ancora dei vetrai, o l'altra dei sandali ecc. Il nome della strada (vicus) in questo caso era seguito dall'aggettivo qualificativo corrispondente all'economia qui presente; per cui c'era il Vicus vitrarius (dei vetrai), quello Sandalarius (dei sandalari) e così via.

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