La vita quotidiana in un villaggio medievale

Prima di tutto occorre fare una premessa: il divario tra la vita di città e quella di campagna era molto accentuato. Mentre nell'Europa Occidentale era diffuso un solo tipo di abitazione rurale ("casa lunga o mista" detta così perché coabitavano persone ed animali), in Italia gli studi condotti hanno appurato una grande varietà di soluzioni costruttive legate al clima ed al materiale impiegato.
Gli scavi archeologici hanno permesso di appurare come erano fatti i villaggi medievali. Le case erano costruite in pietra locale squadrata; tali blocchi erano legati insieme utilizzando calce povera o spesso fango: i pavimenti erano realizzati con argilla pressata sulla quale, nei casi di una famiglia meno indigente, veniva collocato un tavolaccio, vale a dire delle tavole lignee per riparare gli abitanti dall'umidità proveniente dal suolo. Il tetto era sorretto da travi di castagno ed era anch'esso di legno. Pure di castagno erano le porte e le finestre nonché le cassapanche e i bauli che completavano l'arredamento. Il fuoco, che serviva per cucinare, per riscaldare ed anche per rischiarare l'ambiente, era acceso in un focolare situato all'interno della casupola ed era a fiamma libera, cioè non vi era né camino né canna fumaria (il fumo usciva dagli interstizi del tetto). Chiaramente non si respirava un'aria pulita anzi gli occhi lacrimavano per il fumo latente nella casupola.

Castello di Passerano
Ingrandisce foto Castello di Passerano

Pure di legno erano le stoviglie; se il villaggio era abbastanza vicino ad una strada importante per la comunicazione allora si potevano anche acquistare alcuni pezzi di vasellame in ceramica realizzata a Savona o nei dintorni di Pisa. Il villaggio era sempre sotto il controllo di un signore che ne controllava anche l'economia: il bosco era infatti di proprietà del signore così come lo erano i campi in cui i contadini lavoravano. Nel bosco si poteva raccogliere legna da utilizzare per l'edilizia e per ardere, si poteva far pascolare il bestiame (tra esso i maiali, che una volta macellati venivano affumicati per avere una scorta alimentare nei periodi magri), si poteva cacciare. Tutto ciò però avveniva sempre dietro concessione del benestare del signore a cui si dovevano pagare tasse relative a tutto ciò che si utilizzava (erbatico era detta la tassa relativa al permesso di raccogliere le erbe spontanee, ripatico quella per approdare con la barca sulla riva di un fiume, ecc.).

Nell'Alto Medioevo, appositi capitoli di legge tutelavano boschi e foreste; celebre è il Capitulare de Villis emanato da Carlo Magno all'inizio del IX sec. Si allevavano pecore e capre utili per la lana (con cui si facevano le stoffe necessarie per confezionare vestiti), per il latte e per realizzare formaggi, per la carne (venivano macellate però quando erano assai vecchie per cui la loro carne era molto dura). Tali animali da allevamento erano custoditi da cani portanti al collo un collare con punte acuminate rivolte verso l'esterno per proteggerli dai lupi a quel tempo molto numerosi e particolarmente feroci. In genere nel villaggio trovavano posto anche le stalle ed i granai. Le prime erano in genere un ambiente quadrato con copertura lignea, in cui erano collocati sedili di pietra per la mungitura e attrezzi per filare la lana (proprio nella stalla infatti le donne filano in inverno essendo quest'ambiente riscaldato dal fiato degli animali). Al cento del pavimento della stalla era realizzato un canale di scolo che raccoglieva i liquami.

L'agricoltura era caratterizzata da un basso livello delle tecniche agricole e dell'attrezzatura, che, costando molto il ferro, era realizzata in legno. La terra, venendo lavorata solo superficialmente, dava basse rese (senza contare che, essendo praticato il pascolo brado degli animali, avveniva anche la dispersione del letame). Comunque tra l'VIII ed il IX sec. si registrarono delle innovazioni quali l'introduzione della rotazione triennale (il campo veniva diviso in tre parti: una coltivata a grano, un'altra ad avena e la terza lasciata a maggese), l'utilizzazione del cavallo al posto del bue aggiogandolo all'aratro pesante (i romani usavano quello leggero utilizzandolo per i terreni sabbiosi; l'aratro pesante aveva invece un sistema di lame che tagliavano verticalmente ed orizzontalmente le zolle rovesciandole con il versoio; essendo costruito in ferro era però non alla portata di tutti i contadini) il mulino ad acqua, la bonifica di zone paludose. Tali innovazioni comportarono dei miglioramenti nel le rese agricole.

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