Il Regestum Tiburtinum - Fonti della ricerca documentaria nella regione Tiburtina (prima parte)

a cura di Giovanni Sanfilippo

Il "Regesto", dal latino tardo regesta-orum, è un registro, o catalogo, che in diplomatica assume il valore di "raccolta ordinata di documenti e atti non riportati per intero", e che permette agli studiosi l'accesso alle fonti documentarie. Si tratta infatti di una sintesi, più o meno ampia, del contenuto di un documento, procedimento indispensabile per carte e atti basso-medioevali che, a causa della loro ingente quantità, non sarebbe possibile pubblicare per intero. Nel regesto occorre "dare il riassunto dei singoli documenti senza omettere alcun dato". L'ampiezza maggiore o minore, cioè la quantità di informazioni da accogliere in questo sunto, dipende anzitutto dal tipo di pubblicazione cui esso è destinato.
Fino al secolo XII ci fu una sorta di coincidenza tra panorama documentario italiano e panorama documentario ecclesiastico e in particolare monastico. Un deciso incremento della documentazione si ha comunque solo a partire dalla seconda metà del XII secolo.


Casa medievale

Prima del 1159 pochi sono gli archivi e pochi i documenti, tutti monastici ed ecclesiastici. Successivamente l'aumento di archivi e di documentazioni dà origine a molti "fondi" monastici non sempre criticamente corretti.
Oggi possiamo definire soddisfacenti le nostre conoscenze relative alla situazione centromeridionale.

I "cartulari-cronache" sono un genere piuttosto sporadico, non superano la decina, ma riescono a raddoppiare il numero dei testi documentari. Stretti i rapporti tra i cartulari monastici del secolo XIII e le produzioni coeve dovute ai centri vescovili (Città di Castello, Orvieto, Pistoia, Fermo, Genova, Aosta, Trento) ma soprattutto il cosiddetto Codice bavaro ravennate e il Regestum Tiburtinum.
Ai cartulari si debbono aggiungere i "libri dei censi" che hanno come antecedente altomedioevale i "polittici". Va citato il grande "Liber censuum" di Cencio Camerario sotto Innocenzo III e quelli di Sassovivo e di Volterra. Si ricordano un libro "de decimis" di Genova, i "catastici" veneti e altre registrazioni seriali.
Ultima tipologia è quella dei protocolli notarili riservati ai monasteri come l'archivio di Vallombrosa, il Liber feudorum di San Zeno di Verona, del Liber notatorius di un monaco ex notaio di Rivalta Scrivia.

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