"Le temple de la Sibylle à Tivoli" di François-André Vincent

a cura di Roberto Borgia

François-André Vincent (Parigi, 30 dicembre 1746-3 agosto 1816) è un pittore francese, iscrivibile nella corrente del neoclassicismo.
Allievo prima del padre, il miniaturista e professore dell'Accademia di San Luca François-Élie Vincent, poi di Joseph-Marie Vien, (171-1809), quest'ultimo considerato dai suoi contemporanei come il "padre del neoclassicismo francese", che riprende temi di gusto rococò, modernizzandoli superficialmente in senso neoclassico, creando quello che può essere definito un "neoclassicismo erotico", François-André Vincent vinse il Prix de Rome nel 1768 e soggiornò nella capitale dello Stato Pontificio dal 1771 al 1775. Nel 1773-1774 egli incontra Jean-Honoré Fragonard (1732-1806), che ritornava in Italia con Pierre-Jacques-Onésyme Bergeret, finanziere e celebre amatore d'arte; è documentato che spesso fosse in loro compagnia.
Nel suo Diario, Bergeret ricorda Vincent molto spesso, segnalando inoltre che acquistava per lui delle opere: "Il signor Vincent, pensionato del Re all'Accademia [di Francia], che ha un particolare talento e che ci procura opere per arredare il nostro piccolo Salon" (Albert Tornézy, Bergeret et Fragonard. Journal inédit d'un voyage en Italie. 1773-1774, Parigi, 1895, pag. 245, raccontando la giornata di domenica 6 marzo del 1774). Fu ammesso poi all'Académie royale de peinture et de sculpture nel 1777, esponendo regolarmente nei Salon, esposizione periodica di pittura e scultura, che si svolse al Louvre di Parigi, con cadenza annuale o biennale, dal XVII al XIX secolo.


Ingrandisce foto "Le temple de la Sibylle à Tivoli"

Viene nominato professore nell'École des beaux-arts di Parigi il 7 luglio 1792 e viene confermato il 30 novembre 1794. Nel 1799 sposò Adélaïde Labille-Guiard, pittrice e miniaturista, che gli aveva fatto già nel 1795 il ritratto, conservato ora al Louvre. Dal 1809 al 1815 fu professore di disegno nell'École polytechnique. Considerato capo della scuola neoclassica e principale rivale di Jacques-Louis David (1748-1825), anche lui allievo di Joseph-Marie Vien, fu presto eclissato dalla maggior fama di quest'ultimo, dal quale lo dividevano anche le posizioni politiche, giacobino David e monarchico Vincent. Fu tra i primi membri dell'Académie des Beaux-Arts, la nuova istituzione creata al posto dell'Académie royale nel 1795. Nel suo studio si formarono molti nuovi pittori, fra i quali Charles Thévenin, Antoine Ansiaux, Charles Meynier, François-Joseph Heim e Charles Paul Landon.

È sepolto nel cimitero parigino del Père Lachaise, il primo cimitero civile di Parigi ed uno dei più importanti del mondo, luogo di visita anche dei turisti stranieri. Questo ci permette di ricordare anche "I sepolcri" del nostro Ugo Foscolo, perché, proprio all'inizio del XIX secolo, l'amministrazione napoleonica aveva deciso di vietare in tutto l'impero, a salvaguardia della sanità pubblica, il seppellimento dei morti negli spazi dentro le città (cioè nelle chiese e nei piccoli cimiteri annessi).

Il Musée des Beaux-arts di Tours presentò la prima retrospettiva di questo artista dal 19 ottobre 2013 al 19 gennaio 2014. Durante il suo soggiorno romano, in margine ai suoi lavori di pensionato all'Accademia di Francia a Roma, Vincent disegnò molti ritratti, paesaggi e scene di genere, in uno stile assai simile a quello di Fragonard, tanto da essere confuso con lui per lungo tempo e forse che lui coscientemente ha imitato, vista la maggior fama di quello. E proprio questo dipinto Le temple de la Sibylle à Tivoli, olio su tela, cm 57 x 38,5, conservato nel Musée des Beaux-Arts di Marsiglia è stato attribuito a Fragonard, fin quanto nel 1970 Jean de Cayeux ha saputo riconoscere sul retro, sopra il telaio, la firma dell'artista che sino allora era rimasta inosservata. Probabilmente allora il contesto romano fa datare quest'opera (senza però alcuna documentazione probante) al 1773-1774.

Spesso lodato per la sua fedeltà alla realtà, nonostante la sproporzione delle figure, questo dipinto può essere avvicinato alla famosa stampa del Piranesi con il Tempio della Sibilla, della quale riprende l'inquadratura in maniera esatta. Non significa con ciò che questo dipinto ad olio sia una copia di quella: Tivoli era un luogo frequentatissimo dagli artisti e Vincent vi si recò più volte. Infatti il paesaggio è qui trattato con precisione, soprattutto con sensibilità, bagnato da una luce calda e sfumata, che ci fa pensare ad un'osservazione diretta. Vedere inoltre i particolari pittoreschi come la banderuola sopra il campanile della Chiesa di S. Giorgio, i fasci di paglia dentro una delle arcate delle sostruzioni, il particolare della pergola tra i tre pilastri davanti al tempio della Sibilla, con un viaggiatore, probabilmente un artista, che si riposa ammirando il tempio stesso.
L'albero, che rappresenta il punto più alto della composizione e che gli dà uno slancio verticale, è presente anche nella famosa sanguigna di Fragonard con lo stesso soggetto, anche se in maniera più rigogliosa e selvaggia, incuneandosi nel portale del tempio. Osservare anche le pietre corrose al fianco del portale stesso.

(gennaio 2016)

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