"La villa d'Este a Tivoli" di Ascan Lutteroth

a cura di Roberto Borgia

La Hamburger Kunsthalle di Amburgo (Hamburg) è un grande museo di arte antica, arte moderna e arte contemporanea. È in assoluto uno dei maggiori musei tedeschi, e, per l'arte contemporanea uno dei più importanti in Europa. L'Hamburger Kunsthalle appartiene alla città-Land di Amburgo (Hansestadt Hamburg). È ospitata in un vasto complesso, situato su un'area compresa tra la stazione ed il suggestivo specchio d'acqua del Binnenalster. Il primo museo, un austero edificio ottocentesco, è stato costruito dal 1863-1869 dagli architetti Georg Theodor Schirrmacher e Hermann von der Hude. L' Architetto Fritz Schumacher ha progettato il secondo edificio, eretto nel 1919. Costruita dal 1976 fino al 1997, la Gallerie der Gegenwart è stata progettata da Oswald Mathias Ungers. Questa candida e compatta costruzione è una delle migliori realizzazioni dell'ultimo decennio nel campo dell'architettura museale. Al suo interno finalmente vi ha trovato degna sistemazione l'arte contemporanea.
La collezione dell'Hamburger Kunsthalle è estremamente vasta. Spazia dalla pittura antica all'arte contemporanea, affiancata da una vasta raccolta di disegni e grafica e da una fornita biblioteca specializzata. Il suo prestigio è dovuto agli altari tedeschi del XIVº secolo (Meister Bertram, Meister Francke), alla ricca raccolta di pittura olandese del XVIIº secolo, alla pittura tedesca dell'800 (una delle più complete di tutta la Germania), all'impressionismo francese, all'espressionismo tedesco e all'arte moderna classica nel suo complesso. Un occhio di riguardo è riservato, naturalmente, alle correnti tedesche del primo '900: "Brücke", "Neue Sachlichkeit", Bauhaus, ecc. Vera delizia per il visitatore è la splendida sala con le opere di Caspar David Friedrich. Ma altri gruppi di opere di singoli artisti spiccano per vastità e qualità: quelli di Philip Otto Runge, Wilhelm Leibl, Max Liebermann, Max Slevogt, Edouard Manet, Edward Munch, Ernst Ludwig Kirchner, Wilhelm Lehmbruck, Oskar Kokoschka, Paul Klee, Jean Arp (Hans Arp), Otto Dix e Max Beckmann.


Ingrandisce foto "La Villa d'Este di Tivoli"

Negli ultimi decenni un notevole impulso è stato impresso alla collezione di arte del dopoguerra, e soprattutto all'arte contemporanea. Informale, espressionismo astratto, Pop Art, minimalismo, arte concettuale, Arte Povera, Nuova Figurazione degli anni '60-70 e video-arte preparano il visitatore alla produzione artistica degli ultimi vent'anni. L'Hamburger Kunsthalle può così documentare le principali tendenze internazionali dell'intero dopoguerra come pochi altri musei.
Ci interessa qui in particolare il dipinto su carta di cm. 0,341 x 0,243 m. dell'artista tedesco Ascan Lutteroth (1842-1923), La Villa d'Este a Tivoli, databile al 1869, nel quale la Rotonda dei Cipressi appare splendida e trasfigurata, non certamente come doveva apparire nel 1869. Infatti Villa d'Este appartenne dal 1846 al 1875 a Francesco V d'Este, duca di Modena e Reggio, ma, non risultando particolari interventi di manutenzione all'epoca, il quadro della Rotonda dei Cipressi e del Prospetto della Villa non doveva essere certamente così roseo e solare.

È pur vero che la villa stessa era stata ceduta in enfiteusi dal 1851 (fino al 1896) al cardinale Gustav von Hohenlohe, che eseguì alcune opere di restauro per sottrarre la villa allo stato d'abbandono, ma certamente tutta la zona ritratta nel dipinto doveva avere ancora una vegetazione sovrabbondante che nell'olio di Lutteroth appare completamente assente, con una visione, come dicevamo prima, trasfigurata. Sembra più un'immagine moderna che una villa d'Este ottocentesca, assenti i "grandi cipressi", quei cipressi che solo cento anni prima del dipinto di Lutteroth erano stati effigiati da Fragonard nella celeberrima sanguigna "Les grands Cyprès de la Villa d'Este"(1760). Ma già prima di Francesco V, nemmeno Francesco IV, che regnò dal 1814 al 1846, aveva compiuto interventi di manutenzione, recandosi a Tivoli solo sporadicamente e non dimostrando assolutamente interesse per il restauro del monumento tiburtino.

Ma, come dicevamo, il cardinale Gustav von Hohenlohe, o meglio il prelato, perché ricevette la porpora cardinalizia dal pontefice Pio IX nel concistoro del 22 giugno 1866, aveva ottenuto un contratto di enfiteusi per l'usufrutto a vita del palazzo e del giardino della villa d'Este, con l'obbligo di farsi carico delle spese di manutenzione. Probabilmente allora la tela di Lutteroth vuole proprio ricordare i lavori eseguiti nel giardino, con la lineare simmetria del colore, in quanto i viali furono ripuliti e a quel punto diciamo riallineati con la messa in opera di verdeggianti lauti ed una cura particolare ebbero gli annosi e venerandi pini.
Nella parte inferiore del giardino furono introdotte nuove specie arboree ad alto fusto come Cedrus deodara, Sequoia sempervirens, Pinus halepensis, Phoenix canariensis, che però fecero obliare del tutto l'originario progetto di "giardino aperto", come è visibile da antichi prospetti del giardino, uno fra tutti quello di Piranesi, togliendo proprio alla Rotonda dei Cipressi il suo ruolo di elemento dominante su tutta l'altra vegetazione della villa.

In poche parole gli alberi della Rotonda dei Cipressi non furono più gli unici a dominare sulla vegetazione dei viali del giardino. Siccome però ogni città, villa o giardino che sia non è immutabile, ma si evolve con il passare degli anni, debbo dire che gli alberi di alto fusto diedero una profondità prospettica al giardino della villa d'Este. Mi spiego: ora che, per motivi legati all'età e alle malattie, molti pini e cipressi sono stati tagliati, si distinguono dal Palazzo molti particolari del Giardino che prima erano celati e che contribuivano a favorire il fascino della villa con la futura scoperta, lasciando immaginare enormi spazi. La stessa profondità che si vedeva dal basso, la stessa profondità e grandezza, per esempio, che si intuiva venendo a Tivoli e vedendo la collina nascosta da secolari olivi. Al momento che furono tagliati per le gelate di passate stagioni e sostituiti con alberelli di più modeste dimensioni, il prospetto della collina appare misero, breve e vicino. Non esiste più il fascino della sorpresa. Fascino della sorpresa che è assente nel prospetto del Lutteroth, ma che Fragonard ci faceva intuire celando tutto sotto e al di là della vegetazione rigogliosa e padrona della villa.

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