"Tivoli" di Clarkson Stanfield, da un disegno di William Page

a cura di Roberto Borgia

Numerosi lettori ci hanno chiesto informazioni più dettagliate su quello che è stato ed è tuttora, nonostante i dissennati interventi nella zona circostante, lo scorcio più bello della nostra città, cioè la zona dell'acropoli tiburtina. In particolare spesso non si riesce a comprendere dove passasse il ponte sulla cascata per collegare l'Abruzzo a Tivoli e di conseguenza a Roma. Occorre ricordare che tutta questa zona è stata soggetta, fin dalla preistoria a profonde erosioni, piene, disastri e inondazioni causate dal fiume Aniene, che, tra l'altro, rappresentò una risorsa fondamentale per la nostra città a livello di forza motrice.
Infatti la cascata fu per così dire imbrigliata fin da epoca romana, in modo che non fosse solo uno spettacolo naturale, ma opportunamente "domata" con muraglioni imponenti, si facesse in modo che il livello del fiume Aniene, prima del gran salto, fosse costante in modo da alimentare a livello costante i vari canali che fornivano energia idraulica ai frantoi e alle successive industrie che venivano man mano impiantate. Non per nulla alcuni canali sono di epoca romana, continuamente restaurati. Mi viene in mente l'anno 1613 quando fu costituita a Tivoli una società industriale privata tra Giovambattista Brizio, Giacomo Del Bene e Aurelio Regnoni per produrre carta e panno, sfruttanto appunto l'energia idraulica del fiume.
La spesa maggiore fu sostenuta dal Brizio, che riuscì ad ottenere uno dei canali, da lui fatto restaurare e che da allora venne chiamato Brizio, sebbene fosse di origine romana.


Ingrandisce foto Tivoli

Allora ecco un bell'acquerello e guazzo su carta bianca di Clarkson Stanfield (1793-1867), datato al 1855, che riprende un disegno (bare-bones, in anglosassone, e cioè semplice, essenziale, diremmo uno schizzo) dell'inglese William Page (1794-1872), da non confondere con l'omonimo pittore e ritrattista americano che visse nella stessa epoca 1811-1885. Il nostro Page era un topografo e un bravo pittore di paesaggi, non disdegnando di ritrarre abilmente le figure umane che gli permettevano di avere un corollario per i monumenti e gli aspetti più caratteristici dei paesi che visitava.

Di particolare rilievo la riproduzione dei monumenti che può definirsi esatta e precisa. Non è un caso quindi che innumerevoli disegni di Page, che ,ricordiamo, studiò nella Royal Academy nel 1812-1813 e viaggiò in Grecia e in Asia Minore nel 1818-1824, transitando anche naturalmente nella nostra città, siano stati utilizzati da altri artisti per riproduzioni a colori, come nel nostro caso, o per trarvi delle stampe, diffusissime e che certamente avrete visto in quanto presentano gli aspetti più caratteristici e monumentali della nostra città. Ed ecco appunto quest'opera dell'altro inglese Clarkson Stanfield, dal semplice titolo Tivoli, conservata nell'Indianapolis Museum of Art al 4000 della Michigan Road della città famosa per il suo anello automobilistico e che mostriamo grazie alla cortesia del museo stesso essendo l'opera, estremamente delicata, non visibile.
Notevole è l'attività artistica di questo pittore, specializzato in dipinti di marine, ma famoso soprattutto come decoratore e scenografo, non per nulla quest'opera oltre che ad acquerello è a guazzo, una tecnica quest'ultima che è stata sempre utilizzata dagli scenografi. Ricordiamo infatti che nell'agosto 1816 era stato assunto come decoratore e scenografo nel Teatro Royalty in Wellclose Square a Londra, poi nel Coburg Theatre a Lambeth, aumentando man mano la sua fama, soprattutto quando nel 1923 nel Drury Lane Theatre progettò uno scenario spettacolare, uno dei tanti scenari, anche in movimento, che sono certamente un'anticipazione moderna del cinema in quanto si trattava di dipinti enormi che erano, possiamo dire, attivi in quanto si srotolavano su enormi rulli, proprio come rotoli giganti, integrati da effetti sonori e luminosi.

Fra tutti questi da citare "Il bombardamento di Algeri" e "La battaglia di Navarino". Da ricordare altresì che, venuto in Italia, eseguì in soli undici giorni la scenografia del "Passo militare del Sempione" (1830) e soprattutto nell'anno successivo la scenografia di "Venezia e le isole adiacenti", che fu srotolata in 15-20 minuti e che poi fu riutilizzato per "Il mercante di Venezia" di W. Shakespeare e per "Venezia salvata" di T. Otway. In verità Stanfield non aveva visitato Tivoli durante i suoi viaggi in Italia nel 1824 e nel 1830, così l'editore, William Finden, che aveva bisogno anche di illustrazioni della nostra città per le stampe relative alla Vita e alle opere di Lord Byron, fornì a Stanfield il disegno di Page su cui lavorare, proprio come aveva fatto, ad esempio, con il Tempio di Giove Olimpo in Grecia. La riproduzione è abbastanza fedele e rispondente alla reale situazione, anche se il panorama era cambiato, all'epoca del disegno, 1855, con la costruzione dei cunicoli gregoriani. Ma è da porre l'accento sullo sforzo dei nostri concittadini nel lottare contro la forza distruttrice del fiume, che costringeva di volta a costruire ponti provvisori, vere sfide alla natura, per fare in modo che la città non rimanesse isolata.

Un'ultima indicazione: notare sulla destra il resto dell'arcata del vecchio ponte in muratura all'altezza del vecchio ciglio della cascata: "Il Ponte antico era fabbricato vicino l'orlo della Cascata suddetta, ed era altresì tutto di travertino lavorato, come dagli avanzi di esso apparisce, i quali finirono di ruinare in occasione di una fierissima escrescenza del Fiume seguita in questo corrente mese di Gennaio dell'anno 1725" (G. Carlo Crocchiante, pag. 139).

(giugno 2012)

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