"Vue de Tivoli depuis une grotte" di Jean-Charles-Joseph Rémond

a cura di Roberto Borgia

Nelle Mostra "Le bellezze di Tivoli nelle immagini e negli scritti del Grand Tour, che rimarrà aperta nel Museo della città di Tivoli in Piazza Campitelli fino al 31 ottobre 2017, è presente, per gentile concessione della Galleria 90 di Tivoli, un'incisione di Antonio Poggioli, con il semplice titolo di Le Cascatelles à Tivoli: l'acquaforte è tratta da "Voyage pittoresque des antiquités et curiosités qui se rencontrent de Rome à Tivoli et à la Villa d'Adrien, en 24 gravures à l'usage des étragers", Roma, 1815.
Antonio Poggioli (attivo nella prima metà dell'800) fu un incisore romano "le di cui produzioni all'acquaforte e bulino sono ben cognite agli amatori della stampa", da Gazzetta Universale del 27 aprile 1805. L'inquadratura della creduta Villa di Mecenate, vista da una della sostruzioni della Villa di Quintilio Varo, con il suo contrasto dell'interno della grotta e l'assolato paesaggio con le cascatelle di Mecenate, fu ripresa da molti pittori, e allora presentiamo in particolare l'olio su tela "Vue de Tivoli depuis une grotte", del francese Jean-Charles-Joseph Rémond (1795-1875), del 1823, in una collezione privata, anch'esso con due popolani. In questa tela, il contrasto tra il buio della "grotta" ed l'assolato paesaggio esterno è esaltato dal colore che naturalmente non si percepisce nell'incisione del Poggioli.


Ingrandisce foto "Vue de Tivoli depuis une grotte"
di Jean-Charles-Joseph Rémond

Su questo contrasto buio-luce giocavano molti artisti con la loro perizia tecnica, tra cui ricordiamo lo svizzero Ducros in due tele prese dall'interno della Grotta di Nettuno. Naturalmente l'aspetto che colpisce nell'incisione e nella tela qui presentata, oltre naturalmente quello architettonico, è lo spettacolo impressionante fornito dalla massa d'acqua delle cosiddette "Cascatelle di Mecenate", che ormai sono scomparse definitivamente. Infatti la travagliata vita del Santuario d'Ercole (già creduto, appunto, villa di Mecenate o di Augusto) vide numerosi interventi invasivi ad opera della Società per le Forze Idrauliche: per poter convogliare le acque dell'Aniene nella sottostante centrale elettrica dell'Acquoria, venne realizzato il canale Canevari (1844-1845) che tagliava in due il Santuario ed alimentava la centrale attraverso condotte forzate, a cui si aggiungeva l'acqua che proveniva dalla cartiera di Mecenate. Questo intervento consentì a Tivoli, il 26 agosto del 1886, di potersi fregiare del titolo di prima città italiana ad avere luce elettrica.

Ma per tutto questo furono sacrificate appunto le suggestive "cascatelle di Mecenate", dipinte numerose volte dagli artisti del Grand Tour.
Allievo di Jean Baptiste Regnault e di Jean Victor Bertin, Jean-Charles-Joseph Rémond (Parigi 1795-1875) espone al Salon dal 1814 al 1848. Vince il Grand Prix de Rome per la pittura nel 1821 con il dipinto intitolato Proserpina rapita da Plutone, che gli permette un soggiorno di quattro anni a Villa Medici; ricordiamo che il Prix de Rome era una borsa di studio istituita dallo stato francese per gli studenti più meritevoli nel campo delle arti. Ai vincitori era data la possibilità di studiare all'Accademia di Francia a Roma, fondata da Jean Baptiste Colbert nel 1666.

Nacque nel 1663 in Francia sotto il regno di Luigi XIV come ricompensa annuale a giovani e promettenti pittori, scultori e architetti che dimostrassero la loro superiorità in una impegnativa competizione ad eliminazione con i propri pari. Le categorie di gara erano pittura, scultura, architettura e incisione all'acquaforte: nel 1803 venne aggiunta anche composizione musicale. Gli studenti spesso gareggiavano svariati anni in fila, soffrendone grandemente in caso di mancata vittoria. Tra gli artisti più famosi a competere nel campo della pittura, senza raggiungere la vittoria o nemmeno una menzione d'onore, possiamo citare Eugène Delacroix, Edouard Manet, Edgard Degas, mentre Jacques-Louis David tentò il suicidio dopo aver perso la competizione per tre anni di seguito. Per 300 anni, il francese Gran Prix de Rome di pittura è stato il più alto onore a cui un artista di qualsiasi parte del mondo potesse aspirare, dato l'effetto sull'attenzione della stampa internazionale e il lancio verso la fama e, spesso, lungo la via delle carriere artistiche finanziariamente redditizie che riusciva a dare. L'estenuante competizione per il premio venne abolita nel 1968, ma la borsa di studio è ancora elargita a giovani artisti che l'Accademia ritiene meritevoli di incoraggiamento. Jean-Charles-Joseph Rémond aveva ottenuto inoltre la medaglia di seconda classe nel 1819, poi di prima classe nel 1827; fu nominato cavaliere della Legion d'Onore nel 1834 e ufficiale della Legion d'Onore nel 1854.

Compì naturalmente numerosi viaggi in Italia, soprattutto in Calabria e in Sicilia, che raffigura in molti paesaggi e nella raccolta di trenta litografie "Vues d'Italie. Dessinnées d'après nature et lithographiées par Charles Rèmond", Paris, 1829.
È stato inoltre il maestro di Théodore Rousseau, uno dei maggiori paesaggisti della scuola di Barbizon, a cui comunicò la passione per la natura e un uso appropriato dei colori. Dell'artista abbiamo presentato un altro spettacolare dipinto "La cascade dit autrefois la cascade de Tivoli", del 1822, conservato nel Musée des Beaux-Arts di Rouen in Francia. Anche quest'ultima, pur ritraendo un paesaggio famosissimo per altre opere e soprattutto incisioni da esse derivate, è certamente il migliore per gli effetti della luce sull'acqua, con lo spettacolo degli uccelli che risalgono il baratro della cascata e i due personaggi che ammirano il grandioso spettacolo naturale.

(marzo 2017)

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