“View of Tivoli” di Samuel Palmer (terza parte)

a cura di Roberto Borgia

Ancora un particolare della View of Tivoli dell'inglese Samuel Palmer (1805-1881), acquerello trasparente ed opaco con carboncino e grafite, montato su cartone, cm. 32,7 x 41,6, databile al suo viaggio di nozze in Italia, 1838-1839, facente parte del patrimonio del Philadelphia Museum of Art. Quello che sarebbe stato chiamato Ponte Gregoriano venne progettato dall'ingegnere Clemente Folchi, progettista dei cunicoli gregoriani, dopo che il pontefice Gregorio XVI accolse le preghiere dei tiburtini per la costruzione.
Il primitivo progetto prevedeva un ponte in legno ("un robusto, e bene inteso Ponte di legno del genere come sonosi costruiti in Francia, ed a Parigi alla Cité") e la costruzione di muri d'ala lateralmente al ponte stesso (vedi anche l'acquerello, ben visibili sulla destra del ponte), che doveva servire a porre sullo stesso livello la zona di Piazza S. Valerio (che sarebbe stata chiamata Piazza Rivarola) con la Porta S. Angelo, zona dell'attuale largo Massimo. Perciò l'Amministrazione Tiburtina cominciò ad acquistare le varie case, che, sulla direttrice della strada, davano ingombro, appaltandone poi la demolizione.


Ingrandisce foto "Veduta di Tivoli" di Samuel Palmer

L'innalzamento dei piloni andava avanti rapidamente e non minore energia si spiegava per l'impalcatura del ponte di legno. Si fecero pure ricerche di legnami all'estero, lunghi e spessi abbastanza per l'estensione del ponte progettato con novanta palmi di luce e che avrebbe previsto, tra l'altro, ben 100 scudi annui di manutenzione. I tiburtini però, non contenti del progettato ponte in legno, fecero nuove istanze al Santo Padre per un ponte in muratura, degno della città e dell'importanza del traffico che vi si svolgeva tra gli Abruzzi e Roma ("non vorrà permettere, che sotto il Vostro Pontificato, e in una città come Tivoli, nella quale si sta facendo un'opera senza esempio per la grandezza, utilità, e bellezza, come è quella della diversione dell'Aniene per le viscere del monte Catillo, e presso una Roma madre delle belle arti, si vegga costruire un ponte di legno, che servir debba indispensabilmente di passaggio ad una via Valeria frequentatissima e di carri, o di carriaggi, per essere questa la sola strada Provinciale, per cui deve transitare tutto il commercio tra Roma e gli Abruzzi").

I tiburtini fecero presente anche che se pure il ponte in muratura fosse costato anche il doppio, sarebbe stato franco da spese future ("senza poi contare la spesa continua che esigerà per il mantenimento di un ponte sempre pericoloso, quale sarebbe se fosse di legno") e l'opera sarebbe stata eterna ("ma si avrebbe altresì un'opera immortale e degna del Vostro Pontificato. Degnatevi dunque di esaudirci, ed ordinate, Vi preghiamo, che più non si tardi a costruire sopra gli inespugnabili Piloni solidamente fondati sotto la direzione saggia del Consiglio d'Arte, l'arco di comunicazione della Città alla via Valeria, non in legno sempre soggetto a vicende, ma in materiale, onde resti eternamente la memoria di quanto avete fatto, o Pontefice Sommo, per i Vostri amatissimi Sudditi Tiburtini"). Il pontefice fece un'attenta riflessione riguardo alla richiesta, considerando in particolare la fragilità di un ponte di legno in una zona caratterizzata da rive dell'Aniene estremamente fragili e dal fatto che tale ponte avrebbe avuto bisogno di una manutenzione continua gravando sulla comunità e dalla necessità di assicurare un comodo passaggio per le merci da e verso gli Abruzzi e Roma. Inoltre il suolo tiburtino era ricco di travertini, pietre, calce e pozzolana, tutti necessari alla costruzione di un ponte in muratura, senza essere costretti a cercare in altri stati dei costosi legnami necessari per l'impalcatura. Inoltre, dopo che si fosse aperto il monte Catillo con il traforo, quale via migliore per ammirare tale spettacolo? Così nell'udienza del 25 agosto 1834 il Pontefice ordinò la costruzione di un nuovo "ponte in materiale sopra l'attuale chiusa dell'Aniene in Tivoli". Infine il pontefice approvò la spesa per un ponte in muratura, quale esso appare ora, pur se ricostruito dopo la seconda guerra mondiale, dopo che fu minato e fatto saltare dai tedeschi in ritirata il 30 maggio 1944.

Il ponte era stato inaugurato il 24 maggio 1835, facendo transitare sopra di esso l'icona della Madonna di Quintiliolo, che proprio nel mese di maggio viene trasportata dalla chiesetta fuori Tivoli alla cattedrale di S. Lorenzo per essere esposta alla devozione dei fedeli. Una pia tradizione rimasta intatta nei secoli e che rappresenta la manifestazione religiosa più sentita nella città, insieme alla solenne Inchinata che viene svolta nel mese di Agosto. Il nuovo ponte, è stato ricostruito nella stessa maniera di quello distrutto: la prima pietra venne posta in opera durante una solenne cerimonia pubblica in piazza Rivarola il 27 gennaio 1946 con l'intervento del Ministro dei Lavori Pubblici On. Leone Cattani (1906-1980) e di tutte le autorità civili, militari, politiche e religiose, con alla testa S. E. il vescovo Mons. Domenico Della Vedova (1875-1951), il quale benedisse la prima pietra. Ricordiamo che nella prima pietra posta alla base sinistra del ponte, guardando piazza Rivarola, fu messo un tubo di piombo con dentro alcune monete d'argento, di nichel e di rame ed una pergamena con la seguente iscrizione, dettata dall'allora Sindaco Gustavo Coccanari:
«Questo ponte - che la munificenza del romano Pontefice - Gregorio XVI - a coronamento del perfosso Catillo - innalzava - l'oppressore teutonico - nel presagio della imminente sconfitta distruggeva. - L'Italia democratica e libera - l'ardente voto accogliendo - del municipio e del popolo - alla civiltà delle genti - restituiva». - Tivoli 26 gennaio 1946. Mons. Della Vedova, Vescovo. - Nob. Rag. Gustavo Coccanari, Sindaco. - Meschini Antonio - Grotta Adalberto - Quinci Giovanni - Cuneo Giovanni - Pascucci Bruno, Assessori. Marziano Paolo, Segretario.

giugno 2014

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