"Ragazza sullo sfondo di Tivoli" di Luigi Olivetti

a cura di Roberto Borgia

Del pittore ed incisore Luigi Olivetti ci siamo interessati recentemente avendo chiesto alla Biblioteca della sua città natale, Revere, dei dati proprio sulla sua nascita. Tramite la consultazione dei registri parrocchiali ci è stato riposto infatti che Olivetti Luigi Giacomo Angelo risulta nato nel paese del mantovano il giorno 11 novembre 1856, di Francesco e Rossi Anna Maria.
Di lui si hanno poche notizie, anche se rimangono molti suoi lavori ad olio, acquarello e all'acquaforte.
Cominciò a lavorare dal 1890 in vari luoghi come paesaggista e pittore di genere, ritraendo soprattutto giovani donne, attento ai costumi regionali caratteristici. Si può dire che i suoi dipinti costituiscono un'antologia di luoghi e di personaggi dell'Italia e dell'Europa della seconda metà del XIX secolo; è documentato soprattutto sulla Costiera amalfitana con lavori su Amalfi e Ravello.
È stato molto attivo anche a Roma e, nei suoi ultimi anni, a Tivoli. C'è il dubbio che sia morto proprio nella nostra città, nel 1941, ma in questo caso, la ricerca effettuata sui registri del nostro Comune non ha dato esito positivo, di conseguenza occorre lasciare un punto interrogativo sulla località e sulla data della morte. L'acquarello su carta presentato "Ragazza sullo sfondo di Tivoli", cm, 53 x 36, firmato "Luigi Olivetti Roma MCM", è stato offerto, qualche anno fa da Telemarket insieme ad un altro acquarello raffigurante una "Contadina in un interno", intorno agli 8.000,00 euro.


Ingrandisce foto Ragazza sullo sfondo di Tivoli

Quotazione abbastanza importante per questo pittore che ci raffigura qui una giovane donna (il suo genere preferito) sullo sfondo della nostra città, con il Tempio della Sibilla e la cascata. Se fosse un'immagine fotografica diremmo che si tratta di un'inquadratura troppo precisa e ricercata, ma rimane certamente la poesia e la bellezza di questo acquarello. Mi è venuto in mente, vedendo questo acquarello il famoso bozzetto di Evaristo Petrocchi (1870-1944), quasi coetaneo dell'Olivetti, intitolato "Santa Zinforosa de na vôta", che pur composto nel 1937, ci descrive la bellezza delle donne tiburtine con l'abito della festa in occasione di quella, che, quando era "miccu" era "la più festa megghio che ci stea a Tivuli".

Così "allu giorno della festa quele che eranu spusatu prima, faceanu la spassiggiata pel u Treu e Santacroce. Te le sarìssi arobbate coll'occhi, colle pollacche (giubbetto, come quello nell'acquarello) roscie de scarlattu e colle trine d'oro e le veste de seta, de vellutu e de broccatu, mbracittu allu spusu vestitu colla mutata (vestito) nera, lu colletto namidàtu e la corvatta, colla mani arevotata deretu alla schina, nazzichènno e vardenno de quà e dellà pe fasse aremirà . Ah! che volì vedè! Lu giorno appressu non l'aareconoscì. Lu spusu se mettea le scarpi colli ghiodi e li panni vecchi e gghiea a caricà lo stabbiu pe la vigna; e la spusa collu scifu ncapu a lavà alla Limara! Oggi le femmine se vestu da ommini, portano tuttu a mustra, e nzinente li capilli che n'a vota se facea a chi li portèa più lunghi o colle trecce che ariveanu finu alli peti, oggi se li tagghianu comme l'ommini! E non dicemo delle pennàzzule (ciglia) petturate, e la ténta alle canàsse, e li callamari (correttore per occhiaie) sotto all'occhi".
Questa bella ragazza tiburtina, ritratta da Olivetti, probabilmente si sarà dilettata con gli stornelli amorosi della nostra tradizione; mi sembra opportuno, per accompagnare l'immagine, riportarne qualcuno:

Amore mio
Non t'ammalà ché lu spitale è pinu
E se t'ammali tu, me moro io.

Amore mio
Quanto ti desidero e ti abbramo
De fallo un discorsetto da vicino.

Amore santu
Se sapessi quello che mi sento
Mi staresti notte e giorno accanto.

C'è in mezz'al mre n'arberu de liva
'nci n'ho potutu cogghiere 'na rama
È passatu lo mio amore e n'ha cotu la cima.

De Tivuli l'è bella l'entratura
Quantu so'belle le mura de Roma
De lo mio amore l'è bella la portatura.

È carnevale
Ci semo fatte le scarpette nove
E volemo fa l'amore co'chi ci pare.

E come sona bbe' stu tamburellu
M'è venutu da Montecavallu
Me l'ha reportatu un giovanottu bellu.

Pe' Santa Croce ci stannu le belle
Pe' la Reggina tutte rose e stelle
E pe' lu Colle tutte ruffianelle. ..

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