L'artista Vincenzo Marchi (Roma, 1818 - 1894) viene ricordato dalle fonti (1858) come esperto di pittura a olio e ad acquerello, specializzato in vedute d'interni e di paesaggio, genere sul quale teneva lezioni private, presumibilmente nel suo studio di via Margutta a Roma. Presente a Roma nelle mostre annuali degli Amatori e Cultori (1843, 1846, 1857, 1865; 1871, con Raffaello che presenta a Leone X il suo affresco della "Disputa del Sacramento"), nel 1870 partecipò alla Mostra per il Culto e l'Arte Cattolica e nel 1883 presentò all'Esposizione Internazionale l'Altare di S. Ignazio al Gesù e l'Interno della Sala della Segnatura. A Roma si conservano sue opere presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna (Interno della Cattedrale di Siena), nella Galleria Nazionale d'Arte Antica (due Vedute delle demolizioni del 1889 nei pressi di palazzo Venezia) e al Pio Istituto Catel in viale Trastevere.
Nella cosiddetta casa gotica tiburtina, la cui prima fase risale al XII-XIII secolo, l'ingresso è al primo piano, come nelle case torri, con un'elegante rampa di accesso in murature, ingentilita all'esterno da una serie di archetti pensili a tutto sesto, poggianti su mensole. Caratterista è la colonna portante della rampa scale, che dà un senso di leggerezza a tutto il complesso dell'edificio.
Non troviamo nulla di più adatto per accompagnare la visione di questo acquerello su carta Tivoli medioevale. La casa gotica di via Campitelli, collezione privata, con quanto scrisse Attilio Rossi (1875-1966), nel 1909 nello splendido volume Tivoli, pubblicato a Bergamo, dall'Istituto Italiano di Arti Grafiche, pag. 88-90: «Meno importanti per numero e per bellezza sono gli edifici tiburtini di uso civile, eretti nel medio evo, tuttora esistenti. Nondimeno alcuni quartieri della città, come per esempio quello del Colle, presentano ancora un aspetto architettonico medioevale spiccatissimo e veramente caratteristico. Se non è facile incontrare in questa parte della città costruzioni di gran mole riferibili all'età di mezzo e se l'attività edilizia dei secoli più prossimi a noi non mancò di esercitare anche colà la sua opera rinnovatrice, sono tuttavia numerose le piccole abitazioni quivi costruite, le quali conservano ancora abbastanza intatti i caratteri artistici del duecento e del trecento.
E ciò facilmente si spiega pensando che appunto nella parte bassa dell'attuale città, dove sorgeva la sua cattedrale, dovettero restringersi i confini di Tivoli nell'età di mezzo, non solo per ragioni di difesa, ma altresì perché ad essa metteva capo l'antica via tiburtina, che era la principale strada che nell'antichità e nel medio evo conducesse a Roma. Così l'odierna via del Colle e quella di S. Valerio, che ne è il prolungamento, formarono, durante l'età di mezzo fino al principio del rinascimento, l'arteria della città più frequentata ed importante. Nel quattrocento e nel cinquecento, con il progressivo sviluppo di Tivoli cominciarono nuovamente a popolarsi anche le regioni alte, comprese nell'attuale cinta urbana, che oggi diconsi del Trevio e di S. Croce.
Le nuove fabbriche quivi costruite mostrano infatti, in confronto di quelle di S. Valerio e del Colle, una notevole prevalenza di elementi stilistici del rinascimento ed un carattere di grandiosità e di eleganza, che fa prova del nuovo sviluppo raggiunto dalla città sul finire del secolo XV e nel successivo. Se non che i considerevoli rimaneggiamenti edilizi, che ebbero a subire questi quartieri, divenuti nei tempi moderni i più signorili e frequentati, ne rinnovarono quasi del tutto il loro aspetto architettonico. Al contrario la regione bassa di Tivoli, circostante all'antica cattedrale, conservò in gran parte la sua originale fisionomia. Ed anche oggi chi passa per le vie del Colle, del Riserraglio, di S. Valerio, strette, ripide, tortuose e s'inoltra per le viuzze anguste che sboccano in queste arterie maggiori, è colpito dal carattere medioevale che esse hanno ancora.
Fiancheggiano le vie molte case del duecento e del trecento, costruite in laterizio, in piccole dimensioni, con finestrelle ogivali, a volte in forma di bifora e scalinate esterne d'ingresso e piccole terrazze, dove per lunghe ore si svolge la vita operosa delle donne del popolo ed i fanciulli scherzano. Belle cornici a serie di archetti e di mensole ed antiche colonne di marmo e dischi in paste policrome adornano spesso le pareti esterne delle abitazioni e numerosi pezzi di classiche sculture, fregi, bassorilievi, capitelli, raccolti da monumenti di età romana ed immessi nelle mura, ne rendono più varia e pittoresca la decorazione. Talvolta grossi tronchi di vite salgono tortuosamente lungo le pareti delle case ad ombreggiare i piccoli balconi, a porre con un verde tralcio una delicata ghirlanda intorno alle finestre annerite dal tempo. Sovente un vecchio muricciolo circonda il piccolo orto attiguo alla casa. Rigogliosi pergolati ed oleandri ed aranci crescono in questi brevi recinti, nei quali qualche rigagnolo spande il lieve mormorio delle sue acque e bei frammenti di antichi marmi, di statue e di sarcofagi giacciono fra l'erbe e la terra».
(maggio 2016)
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