"Paysage pastoral" di Claude Lorrain

a cura di Roberto Borgia

Quest'olio su tela, "Paysage pastoral", cm. 98 x 137, è opera di Claude Gellée detto Lorrain (1600-1682), databile al 1644, reca l'iscrizione sul ponte: Roma 16., conservato nel Museo di Grenoble.
All'ombra di un grande pino, un giovane pastore, con la testa coronata da foglie verdi, suona con il suo flauto dolce per la sua compagna e le sue capre. Il prato fiorito ai loro piedi scende verso un ruscello che è attraversato poco più lontano da un ponte rustico dove transitano parecchi pastori con il loro bestiame; sul fianco della montagna boscosa da dove provengono, si trova un tempio circolare, in semi rovina, nel quale ben si riconosce il nostro tempio sull'acropoli, più conosciuto come Tempio della Sibilla, in un contesto però che non è il suo. In alto, da dove precipitano le cascate, si vedono le case di un villaggio.
Già dal XVI secolo la nostra città era divenuta una delle destinazioni favorite dei viaggiatori e degli artisti nordici, attirati sia dal sito superbo che dominava i gorghi dell'Aniene, le sue impressionanti cascate e il suo panorama spettacolare sulla campagna romana, che dai monumenti antichi e moderni che l'abbellivano, soprattutto il tempio della Sibilla e la villa d'Este. E tra questi artisti, si poteva spesso riconoscere Lorrain, che proprio qui incontrerà intorno al 1630 il pittore Joachim von Sandrart detto il Vecchio (1606-1688), conosciuto anche come storico dell'arte e traduttore.


Ingrandisce foto Paesaggio pastorale

Costui dopo un periodo di apprendistato a Praga e Utrecht, venne a Roma dal 1629 al 1635, coabitando con Lorrain, per qualche tempo del suo soggiorno. Legato a lui da profonda amicizia, ci dà notizie delle loro escursioni a Frascati, a Tivoli e Subiaco ed altre località. Più volte ci parla del bisogno che sentiva Lorrain di "avvicinarsi alla natura in ogni maniera" nei suoi disegni e di "uscire sempre di più, in modo di disegnare dal vero", quello che i francesi chiamano "dessiner d'après nature".
Secondo Sandrart, Lorrain era solito uscire al levarsi e al tramonto del sole, in modo da osservare il rosso del mattino e quello della sera, appunto per studiare una maniera naturale di restituire quella che Sandrart chiama Tagröhte.

Un esempio mirabile del sole al tramonto lo abbiamo in un'altra opera simile a questa per molti aspetti, quel piccolo olio su rame del 1642 dal titolo "Paesaggio con una veduta immaginaria di Tivoli", conservato nel Courtauld Institute Galleries di Londra, e dove comprendiamo la ricerca di Lorrain per poter esprimere la bellezza del sole al tramonto.
Le note di Sandrart scritte nel 1675, erano destinate probabilmente ad evidenziare il talento naturale di Lorrain, ma in ogni caso fanno comprendere benissimo l'importanza dei disegni del giovane artista ed il carattere sperimentale di queste opere. E proprio Tivoli ispirò Lorrain per numerosi disegni e pitture ed uno dei suoi carnets, ricostruiti in base alla numerazione dagli storici d'arte Michael Kitson e Marcel Roethlisbeger, porta il titolo di "Livre de Tivoli", laddove la maggior parte dei disegni è attinente alla nostra città. Perciò in questo paesaggio pastorale il tempio della Sibilla e le cascate sono inseriti in un magnifico paesaggio immaginario che include un vasto panorama sulla campagna romana, con in lontananza il Ponte Molle (o Mollo o Milvio) che traversa il Tevere.

Un elemento che possiamo evidenziare è la parte destra del dipinto, dove senza dubbio possiamo riconoscere il ponte sulla cascata dell'Aniene a Tivoli, quella che portava dall'Abruzzo, all'interno della città, costeggiando quasi il tempio stesso.
Alterne vicende ebbe questo ponte: certamente provvisorio ed in legno all'origine, poi in muratura in età romana, poi abbattuto a scopo difensivo, nel medioevo rifatto di legno e levatoio per costituire il punto cruciale delle fortificazioni e per imporre la gabella del passo. Queste alterne vicende continuarono nei secoli successivi, infine crollò ancora nel 1597, ma certamente all'epoca del Lorrain, che ci lascia questa testimonianza, era certamente stato rifatto in muratura così da apparire simile a quello dell'incisione che compare a pag. 142 del famoso volume Latium del contemporaneo padre gesuita Athanasius Kircher (1601-1680), incisione intitolata "Prospectus ex ponte in subjectam aquarum, quam la bocca dell'inferno vocant".

Interrogativi pone la torre rotonda, posta al centro della tela, che viene interpretata come una fattoria o un mulino ad acqua. Ma facendo il confronto con il disegno "Rive del Tevere, con il ponte Molle", conservato al Louvre, dove la torre presenta un'evidente merlatura ed una finestrina centrale, non si può non ipotizzare che questa torre raffiguri il sepolcro dei Plauzi, anche perché inserito sul ciglio di un costone, che può far immaginare l'Aniene sottostante.
Successivamente Lorrain nel trasferire il disegno sulla tela, eliminò la merlatura, come vediamo nell'olio "Paesaggio pastorale con il ponte Molle" della Birmingham City Art Gallery. La merlatura fu eliminata anche nella nostra tela, così da porre interrogativi sulla sua localizzazione.

(Dicembre 2015)

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