"Hadrian's departure from the villa at Tivoli" di Ettore Edoardo Forti

a cura di Roberto Borgia

Presentiamo un dipinto che certamente sarà apprezzato, soprattutto dagli amici dell'Associazione "Villa Adriana nostra", impegnati da tempo in una ricostruzione meticolosa della vita e dei costumi dell'antica Roma, inseriti nell'ambito della storia della nostra città. Il dipinto "Hadrian's departure from the villa at Tivoli" (Partenza dell'imperatore Adriano dalla sua villa a Tivoli) è conosciuto esclusivamente nel mondo anglosassone, che predilige queste scene di genere (basti ricordare, ad un livello qualitativo certamente maggiore, la scuola dei Preraffaelliti, sui quali si è tenuta recentemente una mostra nella Galleria d'Arte Moderna a Roma).
Ettore Eoardo Forti (1880-1920) è rimasto a lungo sconosciuto, riscoperto recentemente ed apprezzato per le sue scene di gusto pompeiano e sull'antica Roma. I suoi dipinti, oltre ottanta, venduti all'asta negli ultimi trent'anni registrano prezzi in continua crescita (ricordo il "Venditore di tappeti" che ha realizzato 50.000 dollari in un'asta di Sotheby's) in quanto le sue opere sono particolarmente apprezzate per arredamenti d'interni di stile neoclassico.
Non si conoscono dipinti datati, in quanto dopo la firma soleva aggiungere l'indicazione "Roma".
Possiamo risalire all'ispirazione dei dipinti di Ettore Forti a Théodore Chassériau (1819-1856), pittore romantico, autore di ritratti, dipinti storici e religiosi, di argomento pompeiano ed orientalizzante, ispirati dai suoi viaggi.


Ingrandisce foto Partenza dell'imperatore Adriano dalla sua villa a Tivoli

Viene spontaneo ricordare il "Tepidarium" dove Chassériau utilizza come sfondo di questo languido dipinto i bagni di Venere Genitrice, riportati alla luce a Pompei. A Chassériau non interessa la raffigurazione della tragedia, ma il mondo pulsante della città di Pompei, risvegliata da un sonno millenario immune dalla tragedia e dalla disperazione causata dalla coltre di cenere.

Durante un suo viaggio a Pompei nel 1840, fu affascinato dalle vestigia, sentì l'afflato della popolazione di cui ha "baciato [le] tracce dolorose e straordinarie" rimaste impresse su di un muro, l'alone di un corpo dissolto nell'eruzione e ricostruito in un disegno sul quale l'artista espose le proprie emozioni. A distanza di anni, nel 1853 espose nel Salone di Parigi l'opera di cui parlavamo prima, il "Tepidarium", dove le donne di Pompei si asciugano e si riposano dopo il bagno. Questo quadro ottiene un buon successo al Salon del 1853: Théophile Gautier, che già nell'anno precedente aveva pubblicato la novella "Arria Marcella", ambientata a Pompei, lo definisce un "affresco antico sottratto al muro di Pompei".
L'atmosfera erotica che si sprigiona dalla tela, non è affatto estranea a tutto questo entusiasmo. Il languore delle pose e degli sguardi, la promiscuità dei corpi privi di forze evocano una tipica atmosfera da harem.
L'antichità di Chassériau assume un profumo d'Oriente, di esotismo romantico e di vivace sensualità. L'idea che le usanze voluttuose del mondo antico sopravvivano ancora nel XIX secolo nel mondo arabo è molto frequente nei viaggiatori francesi. La presenza di molteplici influssi è ravvisabile in questa tela. La composizione in due gruppi simmetrici, in una prospettiva molto sfuggente è presa in prestito da Raffaello e si potrebbero elencare in dettaglio molti punti di collegamento con le opere di Poussin. La passione per la linea, i nudi perfettamente lisci e madreperlacei, la maestria nel disegno ricordano che Chassériau fu allievo di Ingres.

Per concludere, l'ammirazione che l'artista nutre nei confronti di Delacroix, traspare nei riflessi cangianti dei colori. Realizzando una fusione tra pittura storica e pittura di genere, cara al Secondo Impero, Chassériau riesce a conciliare "le due scuole rivali del disegno e del colore". Ed ecco allora che nella seconda metà dell'ottocento i dipinti ambientati nell'antica Grecia e nell'antica Roma diventano molto popolari. Gli artisti cercano un realismo che possiamo definire "fotografico", nel rendere plausibile la vita quotidiana dell'antichità classica. Questa la corrente che ispirò il nostro Forti, che, tra tutte le scene ambientate nell'antico mondo dei Romani, immaginò anche questa partenza concitata dell'imperatore Adriano dalla sua villa tiburtina. Non aveva certamente immaginato che a poca distanza dalla villa stessa sarebbe stato progettato di aprire una discarica.

gennaio 2012

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