"Tivoli, les cascatelles" di Jean-Baptiste-Camille Corot

a cura di Roberto Borgia

Il pittore francese Jean-Baptiste-Camille Corot (1796-1875) venne in Italia (a Roma, Napoli e Venezia) dall'autunno 1825 all'autunno 1828. A Roma fu notato e incoraggiato da Théodore Caruelle d'Aligny (1798-1871) paesista di gusto classico, ma di intonazione elegiaca: il Corot lo considerò sempre il suo vero maestro. Con il viaggio in Italia inizia a dipingere piccole tavole di fronte alla natura ed è in questo senso, dopo l'inglese John Constable (1776-1837), un precursore assoluto. Alcune di queste vengono poi finite o lungamente ritoccate in studio, senza però perdere la vivacità delle notazioni colte sul vero.
Vero è che Corot porterà avanti per molti anni questo suo studio appassionato della natura più per sé che per il pubblico, rendendosi forse conto che i tempi ancora non erano maturi per una produzione di tal genere. Il grande pubblico, infatti, abituato a un'arte che dava della natura un'immagine sempre altamente idealizzata, classicamente rifinita, non era ancora pronto per la pittura «dal vero, anche se oggi potrebbe sembrare il contrario: si scambiano infatti spesso le norme e le convenzioni della pittura accademica per "realismo" tout court».


Ingrandisce foto "Le cascatelle di Tivoli"

Stupirà forse apprendere che, tranne pochissime eccezioni, non esistono praticamente paesaggi dal vero prima del Settecento. Anche le vedute di pittori come Canaletto (1697-1768) e Bellotto (1720-1780), che pure avevano pretese di esattezza scientifica, erano spesso idealizzate, corrette e "pasticciate" fra loro: alcuni monumenti venivano ad esempio "spostati" per motivi ideali. Ma soprattutto il paesaggio naturale, privo di monumenti o tracce storiche (rovine o altri elementi d'interesse "artistico"), era quasi sempre inventato. Se si esamina per esempio la produzione di Claude Lorrain (1660-1682), che pure è uno dei pittori che godeva fama di aver già dipinto piccole impressioni a olio dal vero, si può notare come praticamente tutti i suoi paesaggi siano - nei casi migliori - "collages" di vedute colte qua e là e rimontate secondo una precisa architettura: vi si trovano infatti alberi e edifici disposti sulla sinistra o sulla destra del quadro quasi elementi di un boccascena attraverso cui si osserva il paesaggio al pari di una scenografia teatrale.

Non sembri una contraddizione di quanto abbiamo affermato, a proposito dell'opera "Landscape with an imaginary view of Tivoli" "Paesaggio con una veduta immaginaria di Tivoli", del 1642, sostenendo che "Lorrain fu un precursore dell'impressionismo". Anche quando l'eredità "scientifica" del vedutismo settecentesco spingerà gli artisti a documentarsi seriamente sui paesaggi da eseguire, attraverso disegni o acquarelli, sempre dipingeranno i quadri veri e propri in studio, "a memoria", concedendosi il gusto di numerose licenze poetiche. Constable è il primo a eseguire piccoli studi a olio dal vero: a volte lo scrupolo della notazione e dei titoli, che registrano l'ora e le condizioni meteorologiche, è stupefacente, anche se poi, prima di giungere al quadro finale, egli stesso predispone un grande bozzetto spesso eseguito nell'atelier, in cui non è sempre facile distinguere quanto sia colto dal vero e quanto rielaborato a memoria.
In questo senso Corot è certamente il primo pittore dell'Ottocento a iniziare una raccolta sistematica di piccole vedute a olio (le loro misure, che raramente superano il formato di 35 x 50 cm, sono dovute appunto alla facilità di trasporto).

Di fatto però il pittore le mostrerà solo molto tardi. Appartiene invece al terzo e ultimo viaggio di Corot in Italia, nel 1843, anche questo dipinto "Tivoli, les cascatelles", olio su tela, 26 x 41 cm., Museo del Louvre di Parigi, un paesaggio di classica fattura, dove il colore è delegato a rappresentare i valori della scena. Spicca l'abitato della città circondato dalla vegetazione e dalle collinette dello sfondo sotto un bel cielo chiaro. Nella campagna romana, la potenza dei volumi esaltata dalla luce, l'armonia solenne fra la grevità dei cieli e le nitide masse del paesaggio portarono Corot ad abbandonare la tecnica secca dei neoclassici per usare una pittura a corpo, dove la densa impronta della pennellata conserva l'immediatezza e la violenza della percezione dei valori plastici, direttamente realizzati in masse tonali armoniche. Spicca la torre di S. Caterina al Riserraglio: nel corso del VI secolo le mura della nostra città furono restaurate e protette in alcuni punti da torri, come nel caso di questa che prende il nome dal vicino convento e che nei secoli successivi, largamente rimaneggiata (infatti, la parte antica è solo quella della base), divenne il campanile del monastero.

(aprile 2013)

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