Breccia Quintilina (o breccia di Tivoli)

La "breccia Quintilina", o breccia di Tivoli, è una pietra ornamentale caratterizzata da una relativa variabilità nell'aspetto dei costituenti. Il fondo è formato da zone aventi colore biancastro, grigiastro o violaceo. Esso contiene macchie (clasti) il cui colore varia dal giallo al bruno fino al nero: spesso queste tonalità coesistono nella stessa macchia. Si riscontra una variabilità anche nella forma delle macchie, da angolosa ad arrotondata, e nelle loro dimensioni, da millimetriche a decimetriche.
Secondo alcuni studiosi potrebbe provenire dalle cave del rosso di Levanto in Liguria, trattandosi presumibilmente di una sua varietà.
Il nome con cui è conosciuta è dovuta al principale sito di rinvenimento: la villa di Quintilio Varo a Tivoli (impropriamente alcuni storici la chiamarono "breccia adrianea" ritenendo che provenisse da Villa Adriana).


Ingrandisce foto Tavolo con ovale centrale di breccia
quintilina - Paul Getty Museum

La villa di Quintilio Varo era infatti finemente decorata, con statue, mosaici, marmi pregiati e pavimenti di pietre preziose (la famosa breccia) che, come ricorda lo Zappi, il Cardinal Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora (1518 - 1564) fece portare subito a Roma. Le prime pietre furono vendute "per tre scuti la soma per non essere cognosciute, dopo che forno cognosciute se stimorno che le valevano più di venticinque milia scuti da homini che ne havevano cognitione".
Dunque la pietra ebbe subito un notevole successo tanto che l'opera di spoliazione della villa continuò incessantemente. Secondo il Cabral ed il Del Re ("Delle ville e de' più notabili monumenti antichi della città e del territorio di Tivoli, nuove ricerche di Stefano Cabral e Fausto del Re") in una zona della villa venne ritrovata una gran quantità di "pietre informi di diversi mischi, alcune delle quali mostravano rubinetti, topazi, diaspri, smeraldi, e venette di oro, e di argento: non erano dure a lavorarsi, e ripulite risplendevano quasi fossero gioie".

Secondo lo Zappi il Cardinal Montino (secondo il Furietti invece si tratterebe del cardinale Innocenzo del Monte), rilegato a Tivoli da Papa Pio V (1566-72), ne fece portare via "più di venticinque some e ciasche soma pesava più di seicento libre" cosicché già nel 1646, come riporta il Marzi, non se ne trovava più.


Ingrandisce foto Tavolo con ovale centrale di breccia
quintilina - Victoria and Albert Museum

Contro questa spoliazione si scagliò Pirro Ligorio, che quì effettuò degli scavi per conto del cardinale Ippolito II d'Este ritrovando un bellissimo pavimento di mosaico pieno "di tutti sorti di pesci, et animali che si trovano silvestri. Questo il pensiero del Ligorio: "Questo pavimento la sciocchezza degli huomini che si truovano hoggidi ha fatto che ogni cosa è stata annullata, et portata a pezzi via, tutto per l'ingordigia di quei tirati dal guadagno per vendergli a quei altri che si dilettano dell'antichità l'hanno portato altrove, et con ogni incuriosità dell'honesto privato quella mem(ori)a del suo luogo, et d'un corpo intero vago et utile, 1'hanno smembrato, rotto et fatto inutile, et tutto il difetto è venuto da quei che hanno havuto per gli anni a dietro in governo il luogo. Pertanto riman privato quel lungo della visitation di molti che a posta vi venivano a vedere, et chi p(er) dilettarsi, chi p(er) imparare vi concorrevano da tutte le parti".
La pietra fu in gran parte utilizzata per fare pregiati tavolini e fare "d'onrmaneto ai primi gabinetti d'Europa". Due tavoli, coi piani composti da questa breccia, fatti nel XVII secolo, si trovano a Londra al Victoria and Albert Museum.

Faustino Corsi Romano, nel suo "Trattato delle pietre antiche" (1833) ne dà questa descrizione: "Questa è la più rara e la più bella breccia che si conosca fra le breccie antiche. Nell'insieme è piuttosto scura poiché la maggior parte de frammenti sono del colore del caffè bruciato altre macchie poi di giallo vivace di rosso di verde di turchina di pavonazzo e qualche volta anche di bianco e di nero fanno un bellissimo accordo con la massa principale. Di questa pietra non si conoscono in Roma nè mezzani nè grandi massi ma solo poche lastruccie le quali possono vedersi nella Chiesa di S Andrea della Valle incastrate ne pilastri della seconda cappella a sinistra, nella Chiesa de' SS Domenico e Sisto sul gradino dell'Altar maggiore e nella Chiesa di S. Pudenziana ad ornato della cappella Gaetani".

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