Mosaico della lotta fra centuari e belve

Villa Adriana ancora oggi suscita stupore agli occhi del visitatore moderno che ammira quel che resta delle antiche vestigia imperiali. Sebbene le strutture murarie si siano conservate in maniera ottimale, il visitatore non può più ammirare, se non nei vari musei in cui i singoli tesori sono custoditi, la ricchezza delle decorazioni che abbellivano i vari edifici: le stanze dell'imperatore e della sua corte erano caratterizzate da veri e propri tappeti di piccole pietre colorate che adornavano non solo i pavimenti ma anche le pareti. Tali pietre provenivano dalle varie regioni dell'impero, ad esempio il porfido rosso e il granito dall'Egitto mentre il giallo antico dall'Asia Minore. Ovviamente le zone della villa destinate ai nobili e agli ospiti dell'imperatore avevano mosaici meno preziosi, di norma con tesserine in bianco e nero e riproducenti forme geometriche o motivi floreali, come ad esempio i mosaici presenti nell'Hospitalia. Le zone dedicate all'imperatore invece erano oltremodo raffinate ed erano impreziosite dalla presenza di mosaici composti da pietre piccolissime e colorate la cui qualità della fattura era talmente elevata da sembrare delle autentiche pitture. Molti di questi preziosi mosaici furono infatti rinvenuti nella zona del Palazzo Imperiale; fra tutti citiamo il mosaico delle colombe, il mosaico delle maschere teatrali e il mosaico dei centauri.


Ingrandisce foto Mosaico dei centauri

Quest'ultimo mosaico, in cui viene raffigurato lo scontro fra centauri e belve, fu riportato alla luce nel 1779 nel corso degli scavi condotti all'interno del peristilio del Palazzo, il secondo fra i tre grandi cortili porticati presenti complesso imperiale. Si tratta di una grande sala con pianta basilicale divisa in tre navate, nel cui pavimento erano inseriti cinque quadri in mosaico policromo (oggi custoditi in diversi musei). Il riquadro rappresentante i Centauri è esposto all'Altes Museum di Berlino, mentre gli altri, con leone che assale un toro, un paesaggio pastorale con divinità femminile, un paesaggio con capre e pecore al pascolo e dea seduta, quattro maschere sceniche (rinvenuto dal marchigiano Marefoschi) ed altri sono esposti ai Musei Vaticani.

I centauri, il cui nome deriva dal greco kéntor (híppon), "colui che stimola (il cavallo)", erano un bellicoso popolo della Tessaglia, famoso per i suoi veloci cavalieri che, divenendo quasi un tutt'uno con il proprio cavallo, praticavano la caccia al toro. Secondo la mitologia essi erano i discendenti di Centauro, figlio di Issione, re dei Lapiti, e Nefele, una nube inviata da Zeus con le sembianze di Era, di cui il re era innamorato. Dalla relazione fra Issione con la nube nacque un essere biforme con corpo di cavallo e tronco umano: Centauro.
Dall'unione di Centauro con le giumente del monte Pelio nacquero questi selvaggi abitatori dei boschi.

Nel mosaico (58.5 x 92.0 cm), di cui viene data una ampia descrizione nel "Bullettino dell'instituto di corrispondenza archeologica per l'anno 1845" dal Braun, viene raffigurato al centro un centauro (dalle fattezze atletiche, barba e capelli ispidi e pardalis sulla spalla) nell'atto di scagliare un grosso masso su una tigre che ha appena ferito, o ucciso, la sua compagna. I due centauri sono infatti stati assaliti in un'angusta valle da una tigre, un leone (colpito e tramortito dal Centauro, mentre la sua compagna lottava con la tigre) e un leopardo, pronto a scagliarsi contro il centauro dall'alto di una roccia.
Il mosaico colpisce per la bellezza dei colori, armoniosamente distribuiti, anche grazie al lavoro di restauro del Barberi che, secondo il Braun, "con cura scientifica ha saputo risuscitare in esso l'antico splendore, con cui secoli indietro avrà recato lustro alla villa tiburtina d'Adriano, dove nel 1779 fu tolto alla terra ed all'obblio".

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