Palazzo San Bernardino - La Sala azzurra

Adiacente alla Sala Consiliare, la Sala Azzurra, anche se non molto grande, colpisce per le sue decorazioni (non molto artistiche tuttavia), databili per alcuni alla fine dell'Ottocento, per altri al primo trentennio del Novecento. Sulle pareti attualmente sono appese le foto incorniciate di tutti i sindaci e podestà di Tivoli susseguitisi nell'amministrazione della città dalla proclamazione del Regno d'Italia in poi. Domina la Sala una scultura marmorea (alta poco meno di un metro) commemorativa realizzata nel 1877 da Giuseppe Luchetti (1823-1907) e ritraente Pio IX. Al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, asceso al soglio pontificio nel 1846, fu l'ultimo Papa-Re essendo avvenuta la presa di Roma (1870) con conseguente sua annessione al Regno d'Italia. Nella scultura Pio IX è raffigurato assiso sul trono pontificio, il cui alto schienale è sormontato dal simbolo papale (triregno con le due chiavi incrociate); la mano destra alzata in atto di benedire mentre l'arto destro è poggiato sul bracciolo.
Un marmoreo cuscino, guarnito con frange agli angoli, è adagiato ai suoi piedi (in realtà si intravede solo la punta del destro che appare appena sotto la lunga tonaca).


Ingrandisce foto Ritratti degli ex Sindaci

Tutto è curato nei minimi particolari: la pesante croce del pettorale, la lunga abbottonatura del vestito, la papalina, l'imbottitura della poltrona-trono, i particolari delle fattezze del viso. Sul basamento della cattedra è riportato in latino "Pius IX Pontifex Maximus / III Non. Iun. A. MDCCCLXXVII". La statua fu realizzata perché il Comune di Tivoli era grato a questo papa che nel marzo del 1863 gli aveva concesso, udita la relazione del ministro dell'interno sul progetto di costruzione di un nuovo stabilimento termale tiburtino, consapevole della salubrità delle acque sulfuree, il diritto di utilizzarle in perpetuo.

Il papa infatti aveva ascoltato le richieste avanzate dalla commissione di cui facevano parte illustri architetti quali Luigi Canina (che restaurò molti monumenti romani) e Clemente Folchi (l'artefice della Cascata artificiale dell'Aniene), professori esimi come il Cappello ed il Viale, non che personaggi di grande cultura medica e chimica quali Vincenzo Latini, il Grassi, il Baccelli. I chirografi del 19 marzo e del 5 maggio 1863 riportano tale donazione pontificia motivata dal desiderio del Santo Padre di riportare all'antico splendore quelle benefiche acque mettendole inoltre al servizio della popolazione tiburtina. Occorre ricordare che Pio IX non si limitò solo a tale donazione ma la potenziò mettendo a disposizione del Comune di Tivoli una bella sommetta: 1.000 scudi che dovevano servire per dare l'avvio alla realizzazione della costruzione del progettato stabilimento termale. Irrisorio era poi il canone simbolico che Tivoli doveva versare al Pontefice per la predetta donazione: il 29 giugno, festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, avrebbe dovuto corrispondergli una libra di pepe e tre di cera bianca.


Ingrandisce foto Statua di Pio IX

Sono però il soffitto e la parte superiore delle pareti ad impreziosire la Sala, detta Azzurra, perchè questo colore domina sia le pareti in toto che il fondo del soffitto. Questo appare suddiviso in vari e grossi riquadri ornamentalmente ben delimitati da cornici che si rincorrono lungo tutto il perimetro. All'interno di ogni grottesca l'ignoto artista ha dipinto elementi decorativi monocromici e clasicheggianti come cornucopie, foglie e rami d'acanto più o meno stilizzati, mascheroni. La parte superiore delle pareti invece è tutta occupata da un alto fregio in cui è dipinto un susseguirsi di coppie di Amorini che sorreggono festoni di ghirlande; ad arricchire il tutto ancora stilizzati vegetali ed ornamentali nastri che si intrecciano.

Al centro del fregio su ciascuna delle pareti, il decoratore ha collocato lo stemma delle storiche contrade cittadine: Trevio, San Paolo, Santa Croce, Castrovetere. Le pareti sottostanti il fregio sono naturalmente azzurre; sono suddivise verticalmente in grossi riquadri rettangolari, dipinti sempre a motivi vegetali e geometrici. Adiacente alla Sala Azzurra è infine un piccolo ambiente in cui ritroviamo, insieme al soffitto dipinto a piccoli riquadri squadrati azzurri e rossi, il rincorrersi del fregio sulla sommità delle pareti. Scomparsi gli Amorini, è tutto un rincorrersi di elementi decorativi vegetali stilizzati in cui sono inglobati gli stemmi sia delle contrade che dei rioni tiburtini.

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