La festa di S.Antonio Abate dà inizio al Carnevale

Molteplici sono le feste (e tra esse proprio quella di S. Antonio Abate che si festeggia il 17 gennaio) che si susseguono ad iniziare dal solstizio d'inverno fino all'equinozio di primavera e che si rifanno alla religione degli antichi Romani e dei Celti. Nell'antica Urbe infatti il mese di gennaio (in particolare gli ultimi giorni)vedeva lo svolgersi di riti finalizzati non solo a purificare gli uomini, gli animali, i campi coltivati, ma soprattutto a ingraziarsi le divintà che concedevano o meno raccolti fruttuosi nello svolgersi delle stagioni. Ovidio racconta nei suoi Fasti che, durante le Ferie sementine, c'era tutta una serie di rituali che consistevano: nell'offrire alle due divinità più importanti per la produzione agricola, Terra e Cerere, del latte e mosto cotto o una scrofa gravida o del farro; nell'adornare con ghirlande gli animali impiegati nei lavori agricoli; nel concedere loro un periodo di riposo insieme all'aratore. Con l'avvento del Cristianesimo il rituale pagano della purificazione dei terreni coltivati fu ereditato dalla nuova religione insieme alla consuetudine di benedire gli animali nello spiazzo antistante la chiesa dedicata a S. Antonio Abate, patriarca del monachesimo. Il Santo nacque a Coma nell'Alto Egitto, tra il 251 e il 356 d.C., da una agiata famiglia cristiana. Quando i suoi morirono, divise l'eredità con la sorella e distribuì tra i poveri la su parte di beni ritirandosi, per vivere da eremita, in una tomba in montagna non lontana dal suo paese natio. Nel 305 creò una comunità nel Fayum e successivamente un'altra nel Pispir iniziando così il monachesimo e dettando le prime regole.

Ormai famoso in ogni parte dell'Egitto, fu amico di Sant'Atanasio. Indiscusso e valido predicatore pur essendo molto vecchio, morì più che centenario nel suo eremo posto sul monte Colztum, in prossimità del Mar Rosso. S.Antonio Abate rimase a lungo nel cuore delle popolazioni locali pur essendo passato molto tempo dalla sua morte come ricorda Sant'Agostino, nelle Confessioni. Perché la sua festa è celebrata dalla Chiesa il 17 gennaio? Semplicemente perché morì in questo giorno; ereditò così il rituale pagano predetto legato alla vita rurale. Nell'iconografia è rappresentato vecchio, con i capelli e la barba bianca, appoggiato ad un lungo bastone a T e con ai piedi un maialino. Tale animale era inizialmente un cinghiale, retaggio della religione celtica che in Gallia venerava Lug raffigurato nell'atto di recare tra le braccia un cinghiale. Tale dio era il protettore del gioco e della divinazione, risorgeva ogni anno con la primavera ed era figlio della Grande Madre celtica a cui erano consacrati sia i cinghiali che i maiali. L'emblema di un cinghiale appariva sugli stendardi e sugli elmi celtici. Per capire come fosse forte la venerazione per i cinghiali e per Lug occorre ricordare che, per imitare gli ispidi peli dei cinghiali, i Celti si ingessavano i capelli mentre i loro sacerdoti erano chiamati Grandi Cinghiali Bianchi. Quando in Francia furono portate delle reliquie di S. Antonio Abate, Egli ereditò le caratteristiche del celtico dio Lug, compreso il cinghiale. Successivamente, per cancellare il ricordo precristiano, l'animale selvatico fu sostituito dal maiale.

A questo proposito occorre ricordare due diverse leggende. Secondo la prima il cinghiale-maiale sarebbe nientemeno che Satana tentatore respinto dal Santo. La seconda invece narra la guarigione (operata da Lui) di un maialino che per riconoscenza lo seguì per tutta la vita ovunque. Occorre inoltre ricordare che il maiale diventò un privilegio dei Fratelli Ospedalieri di Sant'Antonio (fondazione del XVII sec) i quali, per nutrire gli ammalati che accorrevano alla chiesa di Saint-Antoine-de-Viennoi a alla Motte-Saint-Didier, lo allevavano. Si riteneva infatti che il Santo aveva il potere di di guarire l'herpes zoster poiché dominava il fuoco, che aveva rubato all'inferno grazie all'aiuto del suo maialino. Dei festeggiamenti in onore del Santo ci parla anche il grande Goethe che nel suo diario annota che il 17 gennaio del 1787 assistette alla benedizione di cavalli, muli, animali domestici.. La benedizione degli animali si ripete il 17 gennaio in molte località italiane così come si allestiscono cataste di legna per essere arse al tramonto per ricordare il leggendario fuoco trafugato dal Santo a Satana. La cenere per tradizione viene raccolta e portata a casa come amuleto per preservare stalle e animali. In Sardegna è diffusa una leggenda secondo la quale S. Antonio sarebbe sceso giù nell'inferno per rubare il fuoco e riscaldare quindi gli uomini infreddoliti dal rigore invernale; poi, dopo aver acceso il suo bastone, sarebbe tornato sulla terra. Tale mito sarebbe però infondato secondo Raffaele Corso, che vede nella citata leggenda una rilettura cristiana del mito di Prometeo. Esistono comunque altre leggende legate a S. Antonio Abate. In Lucania si racconta che sarebbe nato da una donna sterile, la quale, pur di avere un figlio, avrebbe sancito un patto con il demonio. Il bambino sarebbe cresciuto sano e vispo ma, diventato dodicenne, come era stato convenuto nel patto tra il demonio e sua madre, l'avrebbe lasciata per andare a vivere con i diavoli, divenendo il protettore dell'inferno. Un po' diversa è la leggenda abbastanza diffusa in Abruzzo: i genitori di Antonio avrebbero deciso di andare in pellegrinaggio a Santiago, in Galizia (Spagna) per pregare sulla tomba di San Giacomo di Compostela e si sarebbero riproposti, come era allora consuetudine tra i pellegrini, di astenersi dall'avere rapporti sessuali per tutta la durata del viaggio. La promessa però non sarebbe stata mantenuta e la donna sarebbe rimasta incinta per cui avrebbe offerto a Satana il bimbo che portava in grembo.

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