Chiesa di Santa Maria e San Biagio

Estremamente semplice la facciata impreziosita solo da quattro lesene lisce;uniche aperture sono il portale d'ingresso e allineata ad esso, al di sopra, una finestra dalle dimensioni non molto grandi. Nel timpano si apre un piccolo oblò. Il tetto a capanna. La chiesa sorse per decisione dei santangelesi che ritenevano troppo piccola quella dedicata alla Beata Vergine degli Angeli. Su loro richiesta il principe Camillo Borghese nel 1742 concesse l'area ed il suo architetto, Pietro Rongoli, realizzò il progetto.
A finanziarne la costruzione spettava agli abitanti i quali però non riuscirono con i loro fondi a terminane l'edificazione in tre anni, come previsto, ma dovettero chiedere un prestito di 300 scudi al monastero dell'Umiltà di Roma. I Borghese cedettero dell'altra area per realizzare la sacrestia, la scalinata d'accesso e la casa del parroco.
Ultimato pure il campanile con difficoltà (le campane furono "riciclate"da vecchie chiese) solo nel 1759 si riuscì a farla consacrare del Vescovo di Tivoli, Francesco Castellini.

Chiesa di Santa Maria e San Biagio
Ingrandisce foto Chiesa di Santa Maria e San Biagio

L'interno è ad una sola navata con volta a botte in cui c'è il -rettangolare e lobato ai lati - dipinto settecentesco dell'incoronazione della Vergine, opera di Vincenzo Strigelli che lo realizzò per 340 scudi. Su di Lei la Ss.ma Trinità nell'atto di incoronarla tra un discreto numero di angioletti, mentre dei Santi assistono all'evento. L'abside è, come al solito, semicircolare ed è impreziosita da una finestra rettangolare nel catino e da lesene. Due balconate fiancheggiano l'abside finalizzate ad ospitare il coro. Sull'altare maggiore c'è un grande olio su tela, realizzato da Prospero Mallerini nel 1805, per incorniciare la tavola su cui è ritratta la Vergine col Bambino, opera di Antoniazzo Romano.
Bello l'insieme: Angeli sorreggono il quadro incorniciato; assistono alla scena S. Biagio eretto con ai piedi gli strumenti del suo martirio e S. Luigi Gonzaga in ginocchio e vestito da sacerdote. Da notare sulla parete dell'altare maggiore i superstiti tre lignei putti dipinti del XIX secolo (gli altri due sono stati rubati).

Nella controfacciata spiccano le lignee dipinte Fede e Speranza del XVIII sec.; la prima, raffigurata come una fanciulla, reca in mano il calice con l'ostia, la seconda un'ancora. Le cappelle sono in tutto cinque: due a sinistra e tre a destra. Architettonicamente sono tutte uguali: a pianta quadrata con copertura a botte. Vi si accede tramite arcate a tutto sesto, separate da lesene. Prevale il finto marmo come rivestimento Nella prima cappella a sinistra, parete d'altare, c'è la Madonna del Suffragio con ai piedi San Nicola da Tolentino (il dipinto del XIX è di autore ignoto); nella seconda cappella la Madonna di Loreto e ai Suoi piedi dei Santi (il dipinto, anch'esso di autore ignoto è del XVIII sec.).
Nella terza cappella destra, parete d'altare, è la Madonna del Rosario, (XVIII sec.); nella seconda San Francesco di Paola (Ignoto XIX sec), nella prima san Filippo Neri, Madonna e angeli (sempre di autore ignoto del XVII sec.).

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