Chiesa di Santa Liberata

L'edificio risale al XV sec ma fu rimaneggiato nel XVIII sec. Esteriormente è molto semplice come struttura: il tetto a capanna e la facciata a due piani, sormontata da un timpano, è attraversata verticalmente da quattro lesene lisce: due, che la delimitano terminando con un pinnacolo, e le altre due aggettanti che mettono in risalto la parte centrale in cui si apre il portale al di sopra del quale spicca l'ampio finestrone del secondo piano mentre il timpano è cieco. Lo spazio della facciata è interrotto nel pian terreno da due piccole finestre poste una ciascuna ai lati del portale d'ingresso; immediatamente in corrispondenza di tali finestrelle si aprono due grandi finestre al piano superiore.
All'interno la chiesa presenta una pianta rettangolare a tre navate (le due laterali hanno due cappelle ciascuna dedicate a: S.Francesco e S. Antonio da Padova; S. Pasquale Baylon e S. Diego; Crocifissione e S. Antonio Abate e S. Rocco).

Chiesa di Santa Liberata
Chiesa di Santa Liberata

L'altare maggiore è situato all'inizio del presbiterio in cui si trova il coro, commissionato nel 1681 dal cardinale Galeazzo Marescotti, sotto una copertura con volta a crociera. Le navate laterali si aprono su quella centrale con una serie di archi intervallati da lesene lisce sormontate da capitelli sorreggenti l'architrave che si rincorre lungo le pareti. Utilizzato il finto marmo per le pareti, è stato invece messa in risalto la volta a crociera dipinta con decorazioni floreali e a cassettoni monocromi.
A destra e a sinistra dell'altare si aprono due porte per accedere al coro. Sull'altare maggiore spicca un tempietto di stucco dorato e dipinto (eseguito nel 1839 da fra' Carlo Cianti)che custodisce la pala di Santa Liberata. Si tratta di una tempera su tavola della seconda metà del XV sec. Fatta da un artista sconosciuto forse di scuola romano-laziale (ne era capo Antoniazzo Romano). S. Liberata è raffigurata eretta, avviluppata in un ampio mantello damascato; sulla testa un diadema; sul volto un moto di stupore sottolineato dalle mani allargate per la presenza di Dio Padre (di cui è raffigurato solo un pezzo di braccio ed una mano). Minuscole le figure ai suoi piedi: un sacerdote e dei fanciulli.

Sembra che la chiesa fosse stata fatta erigere per esaudire un voto fatto dagli abitanti per essere salvati da una pestilenza (lo narra padre Casimiro da Roma). Era la fine del XV secolo. La chiesa fu prima gestita dalla Confraternita del Santissimo Rosario poi nel 1583 dai Frati Minori che, obbedendo al pontefice Innocenzo X se ne andarono nel 1652 per poi tornare nel 1673. La chiesa fu ristrutturata nel 1695 ma ancor di più nel 1737. Fu infatti ampliato l'annesso convento grazie ai finanziamenti del Vescovo di Oporto, Giuseppe Maria da Evora. Nel 1858 fu fatto l'ultimo altare dedicato all'Immacolata Concezione nella zona presbiteriale. La statua lignea policroma della Madonna, forse di bottega napoletana e risalente al XVIII secolo, è rappresentata eretta su una base quadrata delimitata dalle testine di due cherubini. Le Sue mani sono giunte; i Suoi piedi calpestano il serpente, una falce di luna ed il globo terrestre.

Nel 1879 chiesa e convento passarono al Comune; nel 1881 l'ultimo priore, frate Liberato Genovesi, fece indorare la chiesa e rifare il pavimento nel 1892. Da notare gli affreschi, realizzati alla fine del Settecento da uno sconosciuto autore, sulle pareti della navata centrale. Si tratta di quattro storie di Santi francescani realizzate col metodo della tempera a muro. Dipinto invece sulla piccola volta dell'endonartece San Francesco raffigurato in ginocchio mentre riceve le stimmate da Cristo in veste di Cherubino. Di bottega romana del XVIII sec. sono invece le quattordici stazioni della Via Crucis.

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