La storia di Pisoniano

Proprietari del feudo di Pisoniano fu per prima la potente famiglia dei Colonna che controllava anche la vicina Palestrina.
Giovanni Colonna nel 1284 vantava, tra le sue proprietà, anche il castello di Pisoniano. Quando poi i Colonna si scontrarono con il pontefice Bonifacio VIII anche Pisoniano fu coinvolto nel conflitto; il pontefice tanto teocratico, battuti i Colonna, tolse loro (oltre a tanti altri feudi) il castello di Pisoniano che fu affidato agli Orsini. Solo con la morte di Bonifacio VIII esso tornò ai Colonna per poi passare nel 1427 ai legittimi eredi di Lorenzo, signore di Paliano. Quando sul trono pontificio salì Alessandro VI Borgia (padre di Lucrezia e Cesare), spinto dal nepotismo, dette il castello a Giovanni Borgia nel 1501; due anni dopo, nel 1503, esso tornò per poco tempo di proprietà dei Colonna che però dovettero restituirlo subito dopo alla potente famiglia dei Borgia.

Centro storico
Ingrandisce foto Centro storico di Pisoniano

Finalmente nel 1549 Ascanio Colonna riuscì a rimpadronirsene. Ancora una volta il papa si intromise: anche se ormai sul trono di Pietro sedeva Paolo IV , costui si comportò come il precedessore: nel 1546 sottrasse di nuovo il maniero di Pisoniano ai Colonna che lo riebbero indietro solo con il loro congiunto Marcantonio nel 1559.

Il possesso però durò poco in quanto quest’ultimo fu costretto a metterlo in vendita insieme ad altre proprietà (Ciciliano, Capranica, San Vito) per addotare la sorella, che andava in sposa a Garcia di Toledo e per far fronte agli ammanchi patrimoniali causati dal padre e dai parenti della vicina Genazzano. In seguito a tale messa in vendita, Paolo IV provvide a sancire nel 1565, nel giorno consacrato a S.Pietro (29 giugno), l’acquisto effettuato da un esponente di una prestigiosa famiglia, Domenico Massimo.

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Ingrandisce foto Centro storico di Pisoniano

Il principe fu proprietario di Pisoniano solo per un decennio esatto in quanto nel giugno del 1575 (il giorno 9) decise di disfarsene ricavandone una discreta sommetta (20.000 scudi romani) vendendolo ad un’altra nobile famiglia: i Theodoli.

I marchesi Theodoli, pur non vantando un antenato eroico e famoso come i principi Massimo, che si gloriavano di discendere nientemeno dal console Fabio Massimo il Temporeggiatore, erano di nobile schiatta tanto che, pur non essendo dei principi, godevano dell’alto privilegio del baldacchino; tale onore era da essi condiviso solo con altre tre famiglie romane.

Nel 1569 i Theodoli divennero anche Cavalieri di Malta e poi, con il passare del tempo, ottennero titoli sempre più altisonanti (Marchesi, Conti di Ciciliano, Marchesi di San Vito e di Pisoniano, Marchesi di Sambuci).

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