Gli affreschi cinquecenteschi di scuola raffaeliana al castello Savelli

Palombara nel corso del XVI sec. fu praticamente rasa al suolo e ciò per via dei due assedi a cui fu sottoposta tra il 1496 ed il 1497 essendo i Savelli alleati dei Colonna in guerra con gli Orsini. Il papa Alessandro VI Borgia (grande nepotista e padre di Cesare e Lucrezia Borgia), che dalle lotte tra queste due famiglie aveva approfittato per fare i propri interessi, col trattato di Tivoli impose la pace. Così Troilo Savelli poté ricostruire il castello, resogli nel 1508 dal papa Giulio II, in rovina come la città; una sua missiva del 1509 comprova la sua ferma volontà di dedicarsi non più alle atrocità belliche ma alla ricostruzione di Palombara e del suo maniero. La restituzione del castello non fu un favoritismo fatto al Savelli perché il pontefice Giulio II si dette da fare per restituire le proprietà confiscate a suo tempo da Alessandro VI a tutti i grandi che erano stati coinvolti nelle guerra tra i Colonna e gli Orsini. Giulio II fu un grande papa e proprio alla sua corte giunse nel 1508 anche il grande pittore e architetto Raffaello Sanzio (1483-1520).

Affreschi nel Castello Savelli
Ingrandisce foto Affresco nel castello Savelli

Costui fu allievo del Perugino; fondamentale fu l’esperienza fiorentina in cui conobbe l’opera di Michelangelo, Leonardo e Fra’ Bartolomeo. Presso Giulio II eseguì nei Palazzi Vaticani le decorazioni della Stanza della Segnatura, di Eliodoro, dell’Incendio di Borgo tanto per citare alcune delle tante opere da lui realizzate nel corso del suo soggiorno romano durato dal 1508 all’anno della sua morte, 1520.

Troilo Savelli, tutto intento a ricostruire nel migliore dei modi il castello palombarese, si sarebbe rivolto, per affrescare il suo studiolo ed il salone proprio a Raffaello approfittando del fatto che era a Roma impegnato presso la corte pontificia o a qualcuno della sua scuola. Alcuni infatti ipotizzano (paragonando le decorazioni dello studiolo e del salone del castello Savelli con quelle assai simili del castello di Ostia Antica) che Troilo chiamò il pittore ed architetto Baldassare Peruzzi, allievo del Pinturicchio ed in seguito, venuto a Roma a contatto con Raffaello ed il Bramante, creatore di uno stile particolare tardorinascimentale ed in un certo senso anticipatore del barocco. Ma il fatto che nei due ambienti suddetti compaiono delle grottesche, fatte in maniera molto simile a quelle realizzate da Raffaello ( nel 1514 erano ultimate) per decorare la predetta Stanza della Segnatura nei Palazzi Vaticani, ecco che riconduce all’ipotesi che le decorazioni delle due stanze in questione, site nel Castello Savelli, siano opere se non di Raffaello stesso di qualcuno della sua scuola.

Affreschi nel Castello Savelli
Ingrandisce foto Affresco nel castello Savelli

Alcuni anni fa nel corso di una serie di restauri, atti a conservare il castello Savelli, sono venuti alla luce degli affreschi del XVI sec.in due locali: in un piccolo studio privato ed in un salone. Il salone presenta come decorazioni tutta una serie di ritratti (non riproducenti i veri tratti somatici) di personaggi-eroi romani (appartenenti ad un periodo che va dalla monarchia fino alla repubblica).

Molto ben conservato è il ritratto del generale Attilio Regolo, nemico di Cartagine e gran esempio di uomo leale ed attaccato al bene della patria al punto di sacrificare la propria vita.
Ogni ritratto è accompagnato da una frase intesa a sottolineare le qualità del personaggio. Il soffitto invece presenta una fascia regolare di grottesche che appaia tutto il ciclo. Tali grottesche sono costituite da un susseguirsi di cantari a cui sono stati affiancati dei putti che, quasi per magia, si trasformano in fiori di acanto. Teschi di bue li separano. Sono realizzati in marrone e verde sul fondo ocra.
Lo studiolo invece, più piccolo chiaramente del salone, presenta degli affreschi allegorici sulle Arti liberali (Astronomia, Musica, Retorica, Aritmetica, Geometria e Dialettica) raffigurate sotto l’aspetto di personaggi (alcuni piuttosto rovinati). Dove non sono le figure lo sconosciuto artista ha dipinto gorottesche con arpie, festoni,finti tendaggi e paraste dipinte. Interessante è una data, 1514, riportata sul globo che l’astronomo regge; tale data infatti sottolinea la stretta relazione tra il ciclo di affreschi del castello Savelli e le grottesche della Stanza della Segnatura al Vaticano da poco terminata.

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