La Villa di Adriano

Si è pensato che rientrasse tra le proprietà imperiali di Adriano per una serie di ritovamenti quali: alcuni bolli laterizi databili all'età adrianea (è riportato nello specifico il 134 d.C essendo, per la terza volta, console Serviano. In precedenza costui era stato console sotto Traiano nel 90 e nel 102) e una statua di Antinoo (il giovane bitinico amato da Adriano) raffigurato come Dioniso. Detta statua, riportata alla luce nel 1793 da lord Hamilton, e comprata dal pontefice Pio VI (al secolo Giovanni Angelico o Giannangelo Braschi) è custodita attualmente nella Sala Rotonda dei Musei Vaticani. Secondo varie fonti, la villa, che aveva inglobato parti di un'altra residenza d'epoca tardorepubblicana-protoaugustea, fu di proprietà anche di altri imperatori o comunque vide il passaggio di personaggi importanti. Non si può escludere infatti che lo stesso Ottaviano, una volta divenuto Augusto, amasse soggiornare qui ogni volta che lasciava Roma per sottrarsi alla calura estiva.
Per raggiungere l'antica città di Praeneste per villeggiare, il primo imperatore romano, fondatore della dinastia Giulia-Claudia, impiegava due giorni (un'assurdità di tempo vista la vicinanza tra il piccolo centro e l'Urbe).


Ingrandisce foto Villa di Adriano

Altri vip, passati di qui, furono Tiberio e Marco Aurelio; lo attestano le fonti quali "Vita di Cesari", di Svetonio e l'"Historia Augusta" (una raccolta di biografie di imperatori e usurpatori romani comprendente l'arco di tempo che va da Adriano a Numeriano; fu redatta da sei scrittori differenti). Abbiamo poi la notizia, riportata da Aulo Gellio nel suo zibaldone del 159, "Noctes atticae" XVI, 13 , della guarigione di Tiberio da una grave malattia mentre stava in questa villa prenestina. Marco Aurelio, l'imperatore filosofo che sposò Faustina Minore nel 145 avendo da lei ben tredici figli, avrebbe visto morire qui il figlioletto Marco Annio Vero Cesare (162-169).

La tradizione ha attribuito all'Imperatore Adriano la proprietà della Villa in base ad alcuni elementi ritrovati all'interno del Complesso, in parte visibili tuttora ed in parte andati perduti. Fondamentale per ottenere un sicuro orizzonte cronologico, è la tecnica edilizia con cui è stata costruita la Villa: l'opera mista, qui utilizzata, è da riferirsi senza dubbio alla I metà del II secolo d. C. E' stato appurato che il Complesso archeologico si sviluppava su due livelli. Il secondo livello non esiste quasi più essendovi stata edificata sia una chiesa in una parte della villa, sia un cimitero comunale nel 1861. L'edificazione della chiesa di Santa Maria con annesso convento ha visto il riutilizzo e quindi la conservazione delle antiche strutture romane (ben visibile l'opus reticulatum nei muri perimetrali) mentre l'edificazione del cimitero ha comportato la distruzione di buona parte del Complesso.


Ingrandisce foto Interno della Villa di Adriano

Ciò che oggi resta maggiormente visibile è quindi il sistema di sostruzioni su cui poggiava l'intera Villa che le permetteva di collocarsi ad un'altezza notevolmente superiore rispetto al territorio circostante, quasi a confronto con il poderoso Santuario della Fortuna Primigenia, ancora vivo e attivo in quel periodo. Le sostruzioni inoltre svolgevano anche una funzione pratica: erano adibite per la raccolta d'acqua, necessaria all'approvvigionamento idrico dell'intera Villa. A confermarlo è la presenza di uno strato di cocciopesto presente ancora sulle pareti.

Il rifornimento idrico era per quei tempi una necessità primaria per una Villa di tali dimensioni, che chiaramente doveva avere anche una grande quantità di fontane, giochi d'acqua, ninfei. A questo proposito è importante sottolineare la presenza di due strutture presenti non lontano dal nucleo centrale della Villa, una delle quali individuabile come un ninfeo. Tornando alle citate sostruzioni, c'è da osservare come in esse fossero stati ricavati ben venti locali di forma rettangolare e disposti in parallelo, ma tutti comunicanti fra loro. Per realizzarli è stata utilizzata l'opera mista (opus reticulatum e opus lateritium). Il pavimento invece è in cocciopesto. La copertura è con "volta a botte"; le porte alte e strette ad arco con ghiera in laterizi. L'unico locale che presenta una forma diversa è quello che è numerato come 9: un criptoportico a due piani voltato a crociera che circonda gli ambienti a due lati. Si ipotizza che tali locali fossero adibiti a magazzini o a cisterne.
Ad uno sguardo più attento non è difficile individuare elementi ascrivibili ad una fase precedente da far risalire al periodo tardo-repubblicano, come testimoniato dalla presenza di murature edificate in opera quasi reticolata.

Nei dintorni

Approfondimenti

    Le guide di Tibursuperbum

    Con il patrocinio del Comune di Tivoli, Assessorato al Turismo

    Patrocinio Comune di Tivoli

    Assessorato al Turismo