I Santuari romani nel Lazio

Il concetto di Santuario è, agli occhi di noi moderni, qualcosa di non ben definito o definibile e che non trova alcun paragone nelle strutture religiose, sociali o politiche del nostro tempo. Il Santuario, infatti, nasceva solitamente come semplice recinzione di una fonte, di una grotta, di un'area di bosco (lucus). Il luogo era quindi meta di pellegrinaggio, di preghiera, di offerte di ex voto dapprima per gli abitanti delle terre e dei nuclei cittadini circostanti, poi, se il culto otteneva fortuna e fama, lo diventava anche per pellegrini provenienti do ogni dove attratti dalla sua suggestione.
Naturalmente afflusso di molta gente significava ricchezza per le città vicine; di conseguenza i magistrati preposti all'amministrazione di tali insediamenti sfruttavano gli introiti portati dai pellegrini per abbellire tali luoghi di culto. Templi ricchi di decorazioni architettoniche iniziarono a prendere il posto degli arcaici e spogli sacelli che contenevano l'altare, in modo da offrire ai fedeli un impatto più suggestivo con la divinità.


Ingrandisce foto Santuario di Giunone - Gabii

Il Santuario però, ecco la suo peculiarità, non si esauriva nell'edificio (o edifici) di culto: accanto ad esso nascevano locali dove ospitare (anche per la notte) i pellegrini venuti da lontano, piazze (poi spesso monumentalizzate con spettacolari cortili porticati) che si popolavano di mercanti. Qui i fedeli potevano trascorrere il tempo in attesa di accedere ai luoghi sacri e alle aree di ristoro.

Questa descrizione del Santuario ci riporta immediatamente alla memoria alcuni degli esempi più noti di tali complessi, come il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli. Qui aveva anticamente sede un forum pecuarium (un mercato di ovini) posto sotto la tutela di Ercole che nel mito classico aveva, fra le altre, anche la qualifica di protettore dei commerci. Il santuario tiburtino era caratterizzato, oltre che dal tempio centrale, da un immenso piazzale circondato da un magnifico portico a due piani e completato addirittura dalla presenza di una cavea teatrale dalla funzione evidentemente più ricreativa che culturale. Un altro esempio eccellente di santuario è quello medico di Asclepio (mitico inventore e dio della medicina, considerato capace di guarire i malati e addirittura di risuscitare i morti) ad Epidauro dove i pellegrini si recavano nella speranza di ottenere una guarigione, per cui la stragrande maggioranza dei frequentatori del Santuario era composto da sofferenti.


Ingrandisce foto Santuario della dea Fortuna

Questi, dopo essersi sottoposti a viaggi spesso lunghi e faticosi, necessitavano di riposo, di ristoro e di cure proprio per le loro precarie condizioni fisiche: quindi il santuario, oltre ad offrire l'area sacra, metteva a loro disposizione degli edifici attrezzati per ospitarli.

Alcuni di questi santuari hanno una frequentazione molto antica, risalente fino al VI sec. a.C. (Gabii, Lanuvio), quando ancora il culto era praticato in recinti lignei o in piccoli sacelli, altri (Palestrina, ad es.) meno. Tutti questi santuari conoscono tra l'età dei Gracchi e quella di Silla (metà II - metà I a.C.) un'intensissima attività di ricostruzione monumentale che nobilita artisticamente gli edifici preesistenti (con ristrutturazioni o totali ricostruzioni) e ne crea dal nulla molti altri, ampliando spesso l'area originaria del Santuario. Da un punto di vista architettonico questi centri cultuali avevano tutti le medesime caratteristiche: in particolare la disposizione a una o più terrazze (in quanto sorgevano di solito sulle pendici di un monte) e la presenza di tre elementi ricorrenti: un porticato (spesso a tre ali), una cavea teatrale ed il tempio vero e proprio. L'uso dei terrazzamenti degradanti, tipico elemento dell'architettura terrazzata ellenistica di ambiente dodecanesiaco, era utilizzato al fine di creare una scenografia di contorno all'edificio templare vero e proprio esaltandone gli effetti prospettici. Il Santuario di Giove a Terracina invece è uno dei pochi che non si sviluppa attraverso terrazze sovrapposte ma è edificato sulla cima di Monte S.Angelo (210 m) parzialmente spianato per l'occasione.

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