I Monti Simbruini

I suddetti Monti e la locale Valle del Simbrivio ereditano il loro nome da “sub imbribus” (lat.= sotto le piogge) in quanto codesta vasta area è caratterizzata da una notevole piovosità tanto da raggiungere nel paesino di Vallepietra i 1750 mm. (il più alto indice pluviometrico della regione laziale). Tutta l’area montuosa simbruina è compresa tra le tre province di Roma, l’Aquila e Frosinone. Tale massiccio, esteso ca. 74.000 ettari, è delimitato da una serie di Valli e pianure ben evidenziate; esse sono: la Valle del Liri a oriente, l’Alta Valle dell’Aniene ad occidente, la pianura del Cavaliere insieme alle Valli dell’Imele e del Camarrano a settentrione, il Passo del Diavolo insieme ai Valloni di S.Onofrio e dello Schioppo a meridione.
Il complesso montuoso è costituito da calcare cretaceo in cui a volte si evidenzia la presenza di vari ippuriti (comp. di ippo e del gr. oura “coda” per la forma allungata) che altro non sono se non molluschi fossili bivalvi dalla grossa conchiglia vissuti appunto nel Cretaceo.


Ingrandisce foto Parco dei Monti Simbruini

Tali fossili sono specialmente individuabili salendo sul Monte Tarino m.1957 sul l.m. e sul Monte Autore m.1850 sul l. m. Il massiccio raggiunge la sua massima elevazione col Monte Viglio m.2159 sul l. m. Il profilo dei Monti Simbruini è piuttosto dolce per cui non terminano con vette aguzze ma in genere con cime arrotondate e sono caratterizzati dalla presenza di ampi pianori in cui sono evidenti vari fenomeni carsici (è questo il caso dei Piani di Arcinazzo, di Campo Catino, di Campo dell’Osso).

Il carsismo dà anche luogo naturalmente alla costituzione di grotte sotterranee più o meno ampie e caratterizzate a volte, come nel caso dell’antro sotterraneo, detto Inferniglio e ubicato nel territorio di Jenne, dalla presenza di laghetti, in questo caso due alimentati da una cascata sotterranea. Proprio per il carsismo qui presente e la caratteristica del suolo, l’acqua piovana, caduta in quota, penetra nel terreno e, attraverso le doline e gli inghiottitoi, ricompare a valle originando numerose sorgenti. E’ questo il caso ad esempio della nascita dell’Aniene nella Valle di Fiumata (Filettino) ai piedi del Monte Tarino, sorgente sfruttata dagli antichi Romani per rifornire idricamente la città Eterna che in questo caso riceveva l’acqua potabile dell’Aniene appena nato tramite ben due acquedotti costruiti successivamente: l’ANIO VETUS e l’ANIO NOVUS (lett.il vecchio ed il nuovo Aniene).

Monte Viglio
Ingrandisce foto Il M. Viglio d'inverno

Ma il rifornimento idrico di Roma e provincia da tali sorgenti non è limitato al passato essendo ancora oggi utilizzato per l’acquedotto dell’acqua Pia-Marcia. Interessante in questo caso è notare le varie stazioni di captazione, situate tra il comune di Agosta e quello di Subiaco così come, subito dopo aver imboccato la strada sublacense lasciando la Tiburtina-Valeria al bivio per Arsoli, se ne evidenziano numerose altre sulla destra sparse nella pianura.

Il 29 gennaio del 1983 è stato istituito, grazie alla legge regionale n°8, il Parco Regionale Naturale dei Monti Simbruini, gestito da un consorzio di comuni interessati perché confinanti o situati nel parco e dalla X comunità montana. Tuttavia il predetto parco è limitato solo al complesso montuoso situato tra le province di Roma e di Frosinone; in pratica interessa ca. 38.000 ettari dei 74.000 complessivi. Si può senz’altro dire che, se si esclude lo scempio della speculazione edilizia legata agli sports invernali compiuto nelle zone di Campaegli (sopra Cervara), di Livata e di Campo dell’Osso, il Parco dei Simbruini è ancora abbastanza integro faunisticamente e floristicamente parlando e ciò in barba alle numerose ferite che l’uomo gli ha procurato con l’apertura di strade, di piste da sci e con la realizzazione di parcheggi e di aree di servizio sorti intorno a faraonici residences ed alberghi che, se proprio dovevano essere edificati, avrebbero dovuto rispettare l’ambiente venendo realizzati sotto forma di strutture, modalità e dimensioni in armonia con l’habitat.

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