Toponomastica dei Monti Lucretili

Pizzo di Monte Gennaro o Monte Zappi

E' questo in realtà il nome esatto per indicare la piramide del Monte Gennaro (dai locali chiamato semplicemente "Lu Pizzu"). Il primo documento, in cui è così chiamato, risale al 944 "ascendit in cacumine montis Ianuarii"; il testo fa pensare ad uno che guardi il Gennaro da Roma. L'ipotesi avanzata per spiegare il toponimo è la seguente: forse nell'antichità il gruppo Gennaro- Morra si chiamò Iana per la presenza di un'ara dedicata a Giano; dopo l'editto di Costantino del 313 d. C. il culto del dio pagano fu sostituito con quello di un martire cristiano, Ianuarius, il diacono confratello di S.Lorenzo (patrono di Tivoli) e suo commartire. Ianuarius quindi sarebbe identificabile con S.Gennaro venerato a Carignano ed a lui nel XIII sec. (come risulta da un documento datato 1229 del comune di Marcellina) sarebbe stata dedicata una cappella sul monte omonimo. Il Monte è anche conosciuto con il nome di Monte Zappi: così erano infatti chiamati in dialetto i caproni che venivano portati a pascolare su queste alture dai pastori percorrendo la Scarpellata.

Il Pratone
Ingrandisce foto Il Pratone

Fonte Campitelli

Questo posto è chiamato dai visitatori romani Campitelli forse per influsso del rione Campitelli di Roma. Il diminutivo nasce dal confronto con il Pratone, detto nel medioevo "Campus Maior". E' un nodo viario fondamentale per la presenza della omonima fonte. Lo ritroviamo citato sempre nel documento del comune di Marcellina del 1229.

Ronci

Il fosso dei Ronci si immette nell'Aniene ma non é corretto chiamare tutta la valle, che l'acqua attraversa, "fosso". Il suo nome secondo alcuni deriverebbe dai rovi che caratterizzano questa zona; altri invece, poiché il vocabolo"ronco" significa "terreno rimesso a cultura", ipotizzano che nella parte alta della valle, intorno alle rovine del monastero situato a circa 600 m., ci furono dei terreni recuperati all'agricoltura grazie a lavori di dissodamento detti appunto "ronci". Secondo un altra tesi invece il toponimo del Fosso deriverebbe dal fatto che il torrente che ne percorre il fondo è alimentato da una sorgente che sgorga tuttora in una zona della valle di proprietà della famiglia Ronci (la quale possiede tuttora porzioni della valle).

Pratone

Indica il bacino chiuso alle spalle del Pizzo del Gennaro. Nel citato documento del 1229 è chiamato "Campus Maior" in relazione al Campitello. I pendii, che dal Pratone salgono al Pizzo, sono chiamati " Schiene degli asini" (i pastori invece li chiamano "Colbacchi del Gennaro".

Monte Pellecchia visto da Monte Gennaro
Ingrandisce foto Il Pellecchia visto da M.Gennaro

Morra

E' un termine assai diffuso nell'Italia centrale e significa " mucchio di pietre"; il toponimo compare nelle carte solo nel XIX sec. Nel XII sec. invece si chiamava Favale a causa della faggeta (in dialetto "favo" significa faggio) che lo ricopriva; il prato sottostante si chiama ancora oggi Favale.
La parte rocciosa di questo Monte (dove è situato il convento di S.Angelo) è sfruttata dal C.A.I. di Roma come palestra di roccia.

Pellecchia

Con questo nome si legge, riportato nelle carte dell'IGM nel 1851, il Monte ed il Pizzo di Pellecchia . Il termine deriva da "Penniculus", diminutivo di "Penna" che significa altura o, per essere più precisi, località posta su un'altura scoscesa. Il Pellecchia infatti è una catena abbastanza lunga e scoscesa.

Scarpellata

Il nome deriva dal fatto che era una via ricavata con lo scalpello come si vede nella parte alta. La mulattiera serviva ai pastori per raggiungere con le loro greggi da Marcellina i pascoli posti ad un' altura superiore. Rappresenta la via più agevole per pervenire al Pratone, al Pizzo del Gennaro, al Campitello.

Serrapopolo

Il termine si compone di due parti: l'epiteto Serra è dovuto al fatto che il gruppo ha delle cime superiori a 1000 m. mentre il vocabolo "popolo" deriva dal latino populus che significa pioppo.

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