Costui (1236-1306) era inizialmente un procuratore legale; dopo la morte della moglie Vanna entrò nell'ordine dei frati minori e, quando essi si divisero in conventuali e spirituali (i primi più riformatori e simpatizzanti per Bonifacio VIII, i secondi fedeli all'ideale della Chiesa povera), si schierò con quest'ultimi. Parteggiando per i Colonna, firmò il documento del 1279 (Manifesto di Lunghezza) col quale si dichiarava decaduto Bonifacio VIII per cui fu scomunicato nel 1298 e qui incarcerato. Durante la sua prigionia compose lo Stabat Mater ed altre opere. Alla sua liberazione, avvenuta alla morte del pontefice, si ritirò nel convento di S.Lorenzo a Collazzone. La potente famiglia dei Colonna solo nel 1306, essendo papa Clemente V, riuscì a vedersi restituiti i feudi.

Entrata al castello
Ingrandisce foto Entrata al castello

Palestrina fu ricostruita col permesso pontificio da Stefano Colonna. Durante il XV sec. (precisamente nel 1436) il vecchio rancore tra il papato ed i Colonna si riaccese: di nuovo il pontefice, in questo caso Adriano IV, decise di castigare la loro arroganza e di riprendersi i feudi; a tal fine dette l'incarico al cardinale Vitelleschi di fare in modo che fossero costretti a lasciare Palestrina che ancora una volta, nel 1438, fu distrutta.

La Rocca di Castel San Pietro ebbe la stessa sorte. Poi pace venne fatta: Nicolò V permise a Lorenzo Colonna di ricostruire sia Palestrina che la Rocca (1482) ma quest'ultima ormai aveva assolto il vecchio compito di fortezza per cui fu progressivamente abbandonata ad un lento ma inesorabile degrado sia dai Colonna che dai Barberini subentrati ai primi nel XVII sec. I Barberini provvidero in parte a recuperarla per farne una residenza.

Le mura di Castel S.Pietro
Ingrandisce foto Mura della Rocca di Castel S.Pietro

Intorno alla Rocca ed alla Chiesa di San Pietro apostolo si sviluppò il paese. Ciò che colpisce, visitandolo, è constatare come il suo antico borgo medievale si sia conservato malgrado lo scorrere del tempo in modo inalterato; proprio per questa peculiarità fu scelto per ambientarvi film degli anni Cinquanta: il famosissimo "Pane, amore e fantasia" di Vittorio De Sica, "Pane, amore e gelosia", il non meno famoso "I due marescialli" con Totò e lo stesso Vittorio De Sica ed infine "Il federale".

 

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