Resti dell'Anio Novus sulla via Empolitana

I quattro acquedotti che portavano le acque della Valle dell'Aniene fino Roma, prima di entrare a Tivoli passavano per la pianura di Castel Madama.
Ancora oggi, in più parti è possibile ammirarne i resti, spesso in ottimo stato di conservazione. Sulla via Empolitana, nei pressi del casello autostradale della A24, in direzione di Tivoli, è infatti possibile ammirare un lungo tratto dell'Anio Novus.
Ne "I Commentari di Frontino sulle acque e gli acquedotti" del 1880, Rodolfo Lanciani riporta quanto segue.
"Un' altra fila di fornici di uguale lunghezza sta a piedi del monte di Castelmadama dal lato di tramontana. Sulla sponda destra del fosso (della Noce) ho contato nove archi; sulla sinistra non mi è riuscito contarli.
Attraverso la gola che divide il monte di Castelmadama (433 m.) dal colle Papese (377 m.) si veggono ben conservate due file di fornici. La più alta (270 m.) spetta all'aniene nuovo: l'inferiore (257 m.) alla Claudia. Attorno le pendici del colle Papese i due spechi stanno a fior di terra, anzi emergono talvolta in modo che è facile seguirli per più centinaia di metri. Tutti gli avanzi fin qui descritti, salvo poche eccezioni, si possono distinguere, da un occhio esercitato, sulla carta dello stato maggiore
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Ingrandisce foto Anio novus - Loc. Arci

Il colle che unisce il Papese col Monitola (337 m.) alto m. 295 sul mare, è attraversato dalla Claudia con galleria profonda, sotto il culmine, m. 38,55. Presso il bivio delle strade di Castelmadama e di Ceciliano si divide dall'aniene nuovo, ed attraversa quasi in retta linea la valle ed il fosso d'Empiglione con arenazioni lunghe m. 800,00, alte sul pelo d'acqua del fosso m. 25,00. Nella tavola 143 op. citata, si ha il disegno della parte media di quei fornici, i quali furono costruiti in origine con opera quadrata di pietre locali, e poscia rivestiti con fodera di laterizio e reticolato, salvo lo speco che mantiene il tipo primitivo. Furono anche rafforzati con quattro pilastri per parte.

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