La chiesa parrocchiale del SS. Salvatore

Fu costruita nel 1580 su disegno di Giacomo della Porta (Porlezza, 1532- Roma, 1602), un famoso architetto e scultore italiano appartenente ad una famiglia di scultori comacini. Prese il posto di un omonimo luogo di culto ormai decadente e molto più piccolo. Fu Fabrizio Massimo, il nobile romano che, spinto da San Filippo Neri, aveva comprato il 30 ottobre 1574 dagli Zambeccari il feudo arsolano a volerne il restauro e l'ampliamento. Una testimonianza di come la chiesa originaria fosse decadente e troppo piccola è data dalla relazione della visita pastorale effettuata in Arsoli da mons. Croce, Vescovo di Tivoli il 18 settembre 1566. Anche il resoconto della visita apostolica del 10 aprile 1581 effettuata da Mons. Annibale Grassi, Vescovo di Faenza, a mezzo del delegato don Egidio Gallo canonico tiburtino, ci fornisce informazioni: la vecchia chiesa era già stata demolita e la nuova era in costruzione. Edificate le mura perimetrali e le sei cappelle, ma da realizzare ancora il tetto e la pavimentazione.
I due citati documenti sono custoditi presso l'archivio della Curia vescovile di Tivoli. La chiesa si presenta ad una sola navata su cui si affacciano tre cappelle laterali per lato (di San Pietro, di N.S. di Guadalupe, di S. Antonio abate, di San Filippo Neri, del Sacro Cuore, della Madonna del Rosario).

Castello di Arsoli e chiesa del SS.Salvatore
Ingrandisce foto Castello Massimo e chiesa del SS.Salvatore

Il presbiterio è imponente essendo molto luminoso grazie ad un tamburo con numerose finestre sorretto da quattro archi. Vi poggia una bella cupola e al di sopra di essa è ubicata una graziosa lanterna con più finestre. Il rivestimento esterno della cupola è dato da da un tiburio in mattoncini (il tiburio è un elemento architettonico che racchiude al suo interno una cupola proteggendola).
La chiesa è nell'insieme molto austera anche se custodisce vari tesori artistici: un tabernacolo in legno dorato (copia di quello marmoreo della cappella del SS. Sacramento di S. Pietro in Roma); una splendida tela, La Trasfigurazione, attribuita al Domenichino (alias Domenico Zampieri, nato a Bologna il 21 ottobre 1581 e morto a Napoli il 6 aprile 1641) che troneggia sull'altare maggiore in marmi policromi; due stazioni della Via Crucis (la Caduta sotto la Croce - situata sul lato destro del presbiterio- e la Flagellazione, posta sul lato sinistro) del XVII secolo di autore ignoto;

una lunetta in cui Marco Benefial (su modello dell'omonimo dipinto del Pomarancio della Chiesa Nuova a Roma) nel 1745 ha affrescato il miracolo di S. Filippo Neri a Paolo Massimo; una copia della Sacra Sindone, eseguita nel 1635; la "Macchina" processionale con il settecentesco quadro di N.S. di Guadalupe; un artistico Fonte battesimale; il pulpito, i confessionali e l'organo sono invece del XVII secolo. Illustri visitatori sono stati qui: Vescovi diocesani, Arcivescovi, Cardinali italiani e stranieri e persino un papa: Gregorio XVI il 2 maggio 1834 vi impartì la benedizione eucaristica dopo aver impartito quella apostolica affacciandosi al balcone del giardino pensile del Castello Massimo.

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