“Li zampognari.”

. il natale arrivava, senza neve ma rigido, col cielo di piombo. La sera specialmente, l'aria per noi ragazzi si faceva di festa, un'aria già natalizia che di giorno s'avvertiva appena.
Erano giorni intensi, di vacanza, giorni di tombola, di carte, nell'attesa di riunirsi tutti insieme per passare la nottata a giocare.
Oggi il natale è il presepe, è l'albero sotto il quale giorno dopo giorno vanno ad accatastasi (è il termine esatto dovuto al benessere di tutti o quasi), i pacchetti colorati coi nastrini, coi bigliettini,
questo per mamma, questo per papà, questo per .

Allora, non 'c'era niente di tutto ciò.
Non ho mai avuto il presepe, né l'albero di natale. Non si potevano comprare i pupazzetti, le pecorelle, non le palline colorate, né tanto meno l'albero.
I soldi servivano per altro, erano pochi; papà non sempre lavorava, almeno per un certo periodo fu così, poi più tardi andò un po' meglio; però va detto che il natale era festa anche per noi.
L'aria di festa, le tombolate, i sette e mezzo, ci rallegravano; nell'attesa, la sera a letto eravamo eccitatissimi al pensiero della vigilia vicina, che era usanza passare alzati, a giocare in buona ed allegra compagnia.


Tivoli - Addobbi natalizi

Nell'aria fredda il pratosangiovanni diventava secco, e la terra si faceva dura, anche la poca erba ai bordi, soffriva il gelo.
Noi, con le mani in tasca nei calzoni corti, (quelli lunghi per i ragazzi ancora non c'erano, era una moda di là da venire!) i geloni su qualche dito, qua' giraditu, eravamo come sempre in giro per il prato, sotto il vecchio albero di noci di adele, con le galline che razzolavano, tra i coccodè ripetuti che volevano dire: ho fatto l'uovo.. ho fatto l'uovo.
Addosso, sopra la canottiera, un maglione pesante, lu gorfe (d'estate invece, quando rinfrescava, ci mettevano l'argentina), maglia più o meno pesante che mamma aveva fatto co 'mpo' de lana aremmeddiata disfacendo magari una vecchia scialla.

Un pomeriggio senza sole, abbastanza freddo, ecco giungere a noi, da lontano, il suono acuto delle ciaramelle: tu scendi dalle stelle s'avvicina dolce e lenta verso di noi, smettiamo di giocare, e corriamo verso il punto da cui viene la musica, al barcesare.
Gli zampognari, già li immaginiamo, non si vedono ancora; . eccoli, vengono da là. Il suono adesso è deciso e forte; ci mettiamo vicino ai due pastori ciociari, hanno le guance gonfie, e soffiano, e con i gomiti premono sugli otri di pelle di capra, e dalle canne esce alta nell'aria la nenia natalizia.
Arriviamo insieme a loro all'albero di noci, giriamo insieme dietro le vasche all'aperto, e li portiamo a salire le scale esterne che portano a casa, sul grande cespuglio di biancospini, ancora senza fiori.
Li invito con un cenno della mano; sempre suonando salgono quella decina di gradini, e sostano a llu passittu davanti alla porta di casa, mamma apre pulendosi le mani a llu zinalò, e si fa il segno della croce; ce lo facciamo pure noi, io e i miei compagni che ci avevano seguito; mamma rientra, prende dalla cristalliera della sala, la pizza cresciuta che aveva fatto qualche giorno prima, scura e profumata di cioccolato, ne taglia due grosse fette e le dà agli zampognari.
Smettono di suonare, prendono la pizza, ci dànno un morso, ringraziano, e mettono l'altra parte nella bisaccia che portano a tracolla. Intanto mammana versato per ognuno un bicchierino di strega (il solo liquore che ricordo girasse ogni tanto per casa); bevono e ringraziano, mamma è contenta, non ha altro da offrire, sorride.
Sorridono anche loro, grazie signora!, e riprendono a suonare scendendo i pochi gradini delle scale, e nerina dall'orto li saluta: coccodè coccodè coccodè. Li seguiamo; davanti alle vasche sotto l'albero di noci; restiamo qui con le mani 'nzaccoccia fino a che scompaiono laggiù, verso il barcesare.

Ecco, non si vedono più, ma noi sentiamo ancora in lontananza
tu scendi dalle stelle - eee, o-ree - del cie-ee-elooo..
E vieni in una grooo-tta al fre-e-ddo e al ge-e-elo.


Non abbiamo più voglia di fare niente; siamo caduti nel natale, grazie ai due suonatori che adesso, stanno portando la nenia di natale verso altri ragazzi.



Marcello de Santis

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