La Villa dopo Adriano

Dopo la morte di Adriano, avvenuta nel 130 d. C., la villa passò agli Antonini, che ne mantennero la cura. Poi nel III sec. ebbero inizio la decadenza e l'abbandono: fu spogliata di tutti gli oggetti preziosi. Al tempo della guerra gotica (535-553) la villa era ancora in piedi tanto che vi posero il campo prima le truppe bizantine di Belisario e poi quelle gotiche di Totila. Seguirono dieci secoli di completo silenzio sulla villa e ai ruderi imponenti fu dato il nome di "Tivoli Vecchia"; gli edifici furono sgretolati dalla incuria e dalle intemperie, colonne e marmi furono asportati per le costruzioni delle basiliche cristiane, le statue ancora rimaste servirono per fare calce e il complesso diventò una cava inesauribile di materiale edilizio a disposizione dei tiburtini (basta circolare per il quartiere medioevale del Colle per vedere colonne e bassorilievi inglobati nelle mura ed usati come materiali di costruzione) e dei romani.


Ingrandisce foto Capitello corinzio della Villa

Infine le rovine furono ricoperte dalla terra su cui crebbero gli ulivi, oggi centenari, che conferiscono all'ambiente una nuova suggestione. Dopo novecento anni d'oblio il sito fu nuovamente identificato come la residenza dell'imperatore Adriano in età rinascimentale grazie a Pio II (Enea Silvio Piccolomini), grandissimo umanista che ascese al pontificato nel 1458 e a cui la città di Tivoli deve la costruzione della Rocca Pia. Nei suoi Commentarii descrive con minuzia di particolari le condizioni di abbandono in cui trovò la villa imperiale. Sotto Alessandro VI (incoronato pontefice il 26 agosto 1492) iniziarono le campagne di scavo che portarono alla sistematica spoliazione del sito. Furti continui portarono a far cadere in mani ignote molte opere d'arte. Circa trecento sono state recuperate ed attualmente sono esposte nei maggiori musei del mondo: a Roma nel museo Nazionale Romano delle Terme, a Villa Albani, nei musei Capitolini, in quelli del Vaticano; a Londra nel British Museum; a Berlino nell'Antiquarium; a Stoccolma, a Leningrado, a Dresda. Tutte opere d'arte provenienti da Villa Adriana che hanno arricchito i musei d'Europa.

Le ricerche compiute in quegli anni (a partire dal XV sec. ) e nei secoli successivi sono da valutare niente più che brutali lavori di sterro che segnarono una "spoliazione costante, metodica e brutale", incoraggiata da papi e cardinali ed effettuata al solo scopo di prelevare materiali più o meno pregiati per gli edifici che il fervore rinascimentale aveva messo in cantiere ed oggetti preziosi per il mercato dell'arte. Tra questi in particolare sono da segnalare Pio II, Alessandro VI, il cardinale Ippolito II d'Este ed altri suoi "colleghi" come Marcello Cervini, Alessandro Albani, il cardinale Farnese che si ipotizza aver dato il nome al famoso cammeo noto come tazza farnese custodito presso il museo Nazionale di Napoli.


Ingrandisce foto Il Fauno ebbro

La Villa fu freneticamente indagata da celebri architetti come il Borromini e Pirro Ligorio (quest'ultimo celebre per aver legato il suo nome a Villa d'Este) che dalle strutture scoperte trassero ispirazione per i loro progetti come accadde per la famosa Villa di Ippolito II d'Este. Molto interessante risulta il Trattato delle antichità di Tivoli et della Villa Adriana scritto dal Ligorio che diresse i lavori di scavo su incarico del cardinale Ippolito II dal 1550 al 1560.

Altri nomi illustri la studiarono con passione: Bulgarini, Altoviti, Hamilton, Fede, Lanciani...dando ognuno un contributo significativo nella conoscenza di questo patrimonio archeologico unico al mondo.
Gli scavi compiuti dal 1739 al 1744 nei pressi delle Cento Camerelle portarono alla luce splendide statue come il Mercurio Agoreo e la Flora (custoditi al museo Capitolino di Roma). Nel 1783 fu ritrovata nei pressi anche un'altra statua: l' Endimione, venduta purtroppo al re Gustavo III di Svezia.
Purtroppo la dispersione dei materiali provenienti da Villa Adriana ha creato un'immensa lacuna, in quanto attualmente l'area archeologica si apprezza più per le innovazioni architettoniche che per l'equilibrio fra architettura e arredo, che sta alla base del programma decorativo di Adriano.

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